08 Marzo 2022

Il treno corre veloce sui binari. Guardo fuori dal finestrino. Il riflesso del vetro mi rimanda l’immagine sbiadita di alcune ragazze sul mio stesso vagone, alcune hanno ancora al collo il badge aziendale. Percorriamo insieme Milano – Roma, a 300km/h, sull’ultimo Frecciarossa in partenza.

Il mondo esterno mi passa accanto senza che possa distinguere alcuna linea netta. “Il treno non è l’unico a sfrecciare”. Lo pronuncio a voce troppo alta.

Tutto pare abbia nuovamente accelerato. Il tempo sospeso sperimentato durante la fase più acuta della pandemia spazzato via da una frenesia rinnovata.

Gli effetti del Covid-19 hanno avuto un forte impatto sulla vita di tutti, ma le donne sono risultate le più colpite, sotto più punti di vista.

Secondo quanto riportato dal Womens Forum Barometer 2021, il sondaggio realizzato da Ipsos per il Women’s Forum for the Economy and Society che indaga il livello del gender gap all’interno dei Paesi del G7, il 75% delle donne ha paura del futuro, rispetto al 65% degli uomini.

Il 59% delle donne intervistate ha dichiarato di aver provato ansia, depressione o burnout rispetto al 50% degli uomini. Il 32% di loro ha dichiarato di soffrire di estrema stanchezza e stress, rispetto al 22% degli uomini.

La percentuale di donne ad affermare che la propria salute mentale sia stata compromessa dall’avvento della pandemia si attesta al 74%, tra loro il 42% pensa che sarà difficile recuperare (rispetto al 33% degli uomini). A pensarla allo stesso modo anche il 52% delle madri di bambini con un’età inferiore ai 6 anni (rispetto al 34% dei padri) e del 51% delle donne under 35 (rispetto al 37% dei loro coetanei maschi).

Le madri single e le madri di bambini piccoli sono anche le più propense a pensare che avranno difficoltà a riprendersi economicamente o professionalmente.

Gli stereotipi sul ruolo delle donne nella società rimangono diffusi. I modelli “tradizionali” sono ancora molto attuali nei Paesi del G7, soprattutto quando si tratta del ruolo delle donne e del confronto tra maternità e carriera.

Il 47% delle donne con almeno un figlio sotto i 18 anni si sente regolarmente esausta, rispetto al 34% degli uomini. Il gender gap è ancora più elevato quando i bambini hanno meno di 6 anni: a sentirsi sopraffatta è il 56% delle madri, contro il 34% dei padri.

Negli ultimi anni sono aumentati gli studi che dimostrano come la salute sia una condizione che dipende da diversi fattori, non solo ambientali e genetici, ma anche sociali e culturali. Diverse ricerche mostrano come le disuguaglianze incidono sulla salute della popolazione: individuare le intersezioni che intercorrono tra salute mentale e genere risulta molto importante per superare i punti critici, ancora numerosi.

L’ultimo Gender Equality Index, diffuso a fine ottobre 2021 dallo European Institute for Gender Equality, offre una panoramica dettagliata su Salute Mentale e disuguaglianze di genere. In linea con i dati pubblicati dalla Commissione Europea sullo stato di salute di donne e uomini in Europa, l’indice dell’EIGE conferma che le donne, più longeve degli uomini, vivono anche più a lungo in condizioni di salute peggiori.

Le donne, a prescindere dalla composizione della famiglia, dall’età, dal livello di reddito, dal paese di nascita o dalla disabilità, riportano stati di salute, e di Salute Mentale, peggiori degli uomini.

Secondo l’analisi dell’EIGE, nei Paesi dell’UE il 62% delle donne afferma di sentirsi in buone condizioni di Salute Mentale, contro il 66% degli uomini.

Rispetto agli uomini, le donne dedicano complessivamente più tempo alle attività di cura.Si occupano di rassettare la casa, cucinare, occuparsi dei figli. Le ore di lavoro non retribuito a carico delle donne sono nettamente superiori a quelle svolte dagli uomini. Ne consegue una minor disponibilità di tempo da dedicare a se stesse. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per rimanere in salute, ogni settimana andrebbero dedicati 180 minuti all’attività fisica: non è un caso se a svolgerla sono il 47% degli uomini contro il 42% delle donne, incidendo sulla loro salute psicofisica.

Nel 2019 in Europa 36,7 milioni donne e 34,1 milioni di uomini di età superiore ai 20 anni ha sofferto di malattie mentali. Se gli uomini mangiano peggio, abusano maggiormente di alcol e droghe, e mettono più frequentemente a repentaglio la propria vita con comportamenti a rischio, sono le donne a presentare tassi più elevati di depressione, ansia, fobie, pensieri e tentativi di suicidio. (Fonte: Global Burden of Disease).

Nella popolazione adulta, sono sempre le donne a ricorrere più di frequente al sistema sanitario, sono loro le principali utenti di psicoterapeuti e psichiatri, nonché le prime consumatrici di psicofarmaci. Il 39% delle donne tuttavia afferma di non potersi permettere cure specialistiche per una terapia o altri servizi di cura legati a problemi di salute mentale, contro il 33% degli uomini.

È la popolazione femminile a risultare la più malata, ma è anche quella maggiormente incline a riconoscere il proprio malessere. Gli uomini tendono infatti a essere più restii nel chiedere aiuto, anche a causa della mascolinità tossica che permea la nostra società, che tende a nascondere le fragilità e a reprimere le emozioni quando a provarle sono i maschi.

La pandemia ha messo maggiormente in luce tutte queste evidenze. I periodi di isolamento sociale hanno esposto le donne a un più alto rischio di burnout e problemi di salute mentale, non solo nei casi di relazioni violente, ma anche per le tensioni legate alla gestione dei figli e del

lavoro che, se già in situazioni ordinarie ne determinano una peggiore condizione di vita, a causa delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria si sono acuite.

Contestualmente, l’uso spropositato della tecnologia ha amplificato anche la dispercezione, che si è tradotta in un aumento di problemi alimentari, abbassando l’età media di insorgenza di tali disturbi. L’attenzione morbosa a cui sono sottoposti i corpi delle donne è causa di distorsioni e pensieri ossessivi che tolgono energie e vitalità anche alle giovanissime.

Il report europeo riconosce il peso di stereotipi e convinzioni culturali sullo stato di Salute Mentale delle donne, sottoposte a una immensa pressione, schiacciate dai luoghi comuni legati al dover essere prima una brava ragazza, poi una buona moglie e madre, da sempre una buona figlia e una grande lavoratrice.

Accanto a me, sul treno una madre porge con una mano del cibo al proprio bimbo; con l’altra armeggia al PC, intenta a chiudere l’ultima call della serata. Scorgo un blister di ansiolitici di fianco alla sua shopper, adagiata sul pavimento accanto alla mia. Potrebbe essere scivolato a me. Mentre ci rifletto pensierosa, il treno entra silenziosamente in stazione.

Non sono certa di chi siano quelle pillole, ciò che so è che domani voglio girare per Roma solo a piedi, un passo davanti all’altro, lentamente.

Articolo realizzato da Eleonora Iarrobino
per il progetto “Attivismo Digitale