21 Aprile 2022

Le emozioni sono una componente fondamentale della nostra vita.

Dalla lingua inglese possiamo ricavare una preziosa informazione che riguarda la distinzione tra le due grandi componenti della risposta emozionale: emotions e feelings.

Le emozioni (emotions) sono fenomeni biologici innati, programmati nei nostri geni e utili alla sopravvivenza di ognuno. Comprendono i processi neurofisiologici (attivazione del sistema nervoso autonomo e neuroendocrino) e i processi motorio-comportamentali (espressioni facciali, postura, tono di voce, gestualità).
I sentimenti (feelings) sono invece fenomeni psicologici più complessi che permettono di essere consapevoli dell’emozione e di comunicarla agli altri.  Molti studi hanno dimostrato che la comunicazione favorisce l’elaborazione dell’esperienza emozionale, perché aiuta a darle significato e soprattutto permette di condividerla con gli altri, ponendo le basi del supporto sociale.

Elaborare, riconoscere e parlare dell’emozione è un traguardo raggiungibile solo grazie a una buona capacità delle prime figure di accudimento nel riconoscere e comprendere i bisogni del bambino, aiutandolo a dare un nome a un insieme per lui indistinto di sensazioni. In questo modo, grazie anche allo sviluppo cognitivo, il bambino sarà sempre più in grado di riconoscere le proprie emozioni e quindi gestirle ed elaborarle autonomamente in maniera costruttiva, avendo sempre meno bisogno dell’aiuto del genitore. Si raggiunge così la competenza emotiva. 

L’alessitimia è invece un funzionamento di personalità che si colloca lungo un continuum dal normale al patologico e che descrive una difficoltà a identificare, descrivere e comunicare le emozioni e a distinguere tra attivazione corporea (emotion) e vissuto emotivo (feeling).

Solo recentemente è stata identificata come trasversale a un gruppo di disturbi sia medici che psichiatrici, i quali sono accomunati proprio dalla difficoltà a regolare le proprie emozioni. Regolare significa tollerare e gestire costruttivamente le emozioni positive ma soprattutto negative (noia, vuoto, perdita, angoscia, rabbia ecc) identificandole, nominandole e comunicandole.

Nelle situazioni di grave compromissione della capacità di regolazione emotiva, si rischia di ricorrere a metodi alternativi e disfunzionali come l’autolesionismo, l’uso e l’abuso di sostanze, i disturbi dell’alimentazione, l’impulsività, la somatizzazione. A quest’ultimo proposito, un’emozione che non riesce a essere identificata ed elaborata, rimane confinata nel corpo alterando con il tempo molti sistemi biologici. Centinaia di recenti studi dimostrano una stretta correlazione tra funzionamento alessitimico e sintomi dermatologici, cardiaci, gastrointestinali. Le emozioni possono far paura, possono essere percepite come disturbanti e molto spesso si tende a reprimerle.
Rabbia, paura, tristezza, gioia, disgusto, sorpresa, vergogna, senso di colpa, rimorso, invidia (e fortunatamente molte altre) sono parte di noi e possono essere ascoltate nel messaggio che portano, in risposta alle diverse situazioni della vita di ognuno.
La consapevolezza sta in questo, ossia nella capacità di dare un nome al proprio mondo interiore, che tutti con il tempo possiamo imparare a gestire.

Articolo realizzato da Arianna,
per il progetto “Attivismo Digitale