20 Gennaio 2022

È possibile amare ed essere amati quando si convive con un disturbo di personalità?

Questo è il quesito principale del film “Il lato positivo”, che con delicatezza e ironia approfondisce il tema della salute mentale nelle sue infinite connessioni con un sentimento davvero potente: l’amore.

Sono due i protagonisti di questa storia: Pat (Bradeley Cooper), affetto da disturbo bipolare, e Tiffany (Jennifer Lawrence), una donna con disturbo borderline di personalità che non sa come affrontare il traumatico lutto del marito.

Pat e Tiffany sono due “outcast”, emarginati dalla società, considerati matti e fuori di testa. E in realtà, quest’immagine un po’ distorta della loro esperienza viene introiettata anche da loro stessi. Fanno propria questa idea di essere irrecuperabili, inguaribili, non amabili.

Nel corso delle loro vite, le storie di Pat e di Tiffany si incrociano e si legano. All’inizio nella totale negazione di loro stessi e dei loro lati positivi, crogiolandosi nella facile etichetta di “malato”, isolati dal mondo e dalla società, a volte anche dalla loro stessa famiglia. Ma entrambi si trovano l’uno nell’altra. Lavorano insieme per obiettivi comuni: vincere una gara di ballo per Tiffany e riconquistare l’ex-moglie per Pat. Presto però si rendono conto che questi obiettivi sono ancora legati ai loro desideri passati e che, con una nuova e ritrovata consapevolezza del presente, forse i loro desideri sono cambiati. Forse l’immagine stessa che hanno di loro stessi è cambiata.

Iniziano quindi un percorso di introspezione interiore che li porta ad accettare che tutti noi siamo un mix di emozioni, esperienze e di pensieri diversi; un percorso che li porta alla consapevolezza che la recovery, la guarigione, è possibile ma che al tempo stesso è un percorso, costante e continuo. E anche faticoso.

Ma l’accettazione ha una grandissima forza terapeutica. E, parafrasando una famosa citazione di uno dei padri della psicologia, Carl Rogers, le nostre vite sono radicate nel paradosso: soltanto quando ci accettiamo così come siamo, umani e imperfetti, a volte forse incoerenti, solo allora possiamo davvero cambiare.

Perché la perfezione non esiste e tutti meritiamo di essere amati e di amare. Un amore che è l’amore per la famiglia, l’amore romantico per l’altro ma anche, e forse soprattutto, l’amore per noi stessi.

Il lato positivo è un film che cerca, con empatia e delicatezza, a volte con l’umorismo, di combattere stereotipi e pregiudizi nei confronti della salute mentale e delle difficoltà che chiunque può incontrare nel corso della propria vita.
Entriamo, quasi di soppiatto, nelle vite di Pat e di Tiffany, ritrovandoci un po’ in loro, tifando per loro. Commuovendoci quando finalmente riescono ad abbattere le barriere protettive che avevano eretto intorno a loro stessi nel disperato tentativo di proteggersi, per tornare a connettersi con il loro profondo mondo emotivo, comprendendo loro stessi e le loro esperienze, liberandosi dalle aspettative irrealistiche ed irraggiungibili di perfezione imposte dalla società e auto-imposte da loro stessi.

Quindi sì, è possibile amare ed essere amati quando si convive con un disturbo di personalità. Perché siamo tutti umani, perfettamente imperfetti. E ciò che conta è la gentilezza, accettandoci come siamo, completi e complessi individui che vivono gioie e dolori ogni giorno, nel loro percorso di vita. Scrivere una storia nuova, insieme, senza pretendere e far finta che la sofferenza e le difficoltà non esistano, perché fanno parte anche queste di noi.

Articolo realizzato da Angelica Pipitò
per il progetto “Attivismo Digitale