10 Novembre 2023

Da più di vent’anni con Progetto Itaca siamo impegnati in attività di prevenzione e di sensibilizzazione sul tema del disagio mentale. Se prima era un tabù, oggi – dopo l’evento spartiacque della pandemia – il tema della salute mentale sta uscendo dal suo cono d’ombra ed è diventato argomento centrale di dibattito pubblico. La luce accesa su questo mondo ha reso palese a tutti, anche ai non addetti ai lavori, che la salute mentale vive un’enorme carenza di personale e di fondi. Tali difficoltà comportano che ogni intervento si riduca sempre a un’attività emergenziale. È evidente che, se la situazione di chi si confronta con un disturbo psichiatrico non è mai semplice, lo è ancora di meno se la salute mentale è sottofinanziata, come gli esperti in tutta Italia denunciano da tempo.

Già nel 2001 i Presidenti delle Regioni si erano posti come obiettivo di destinare il 5% della spesa sanitaria nazionale alla salute mentale, obiettivo mai raggiunto: dal 2020 si attesta attorno al 3%, un finanziamento palesemente insufficiente. All’inizio del 2023 la necessità di maggiori finanziamenti è stata riproposta con forza dalla lettera aperta di 91 Direttori di Dipartimento di Salute Mentale al Presidente della Repubblica Mattarella, Governo e Regioni, in linea con le richieste della SIP (Società Italiana di Psichiatria). Una stima della società italiana di epidemiologia psichiatrica rileva che, con le risorse attuali, si riesce a far fronte ad appena il 50-55% del bisogno di trattamento.

Lo scorso dicembre, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari nazionali – Agenas – ha definito ufficialmente gli standard di trattamento e di risorse per i servizi di salute mentale da mettere in atto nell’arco temporale di attuazione del PNRR, ossia il 2026, praticamente domani. Dati alla mano, hanno stimato che si avrà modo di ricevere un’assistenza sanitaria adeguata se la psichiatria verrà finanziata con 2 miliardi di euro in più. Oltre ai fondi, vi è una forte assenza di personale: da un lato i finanziamenti inadeguati non permettono di assumere personale specialistico – psicologi, tecnici della riabilitazione, infermieri…; dall’altro, la psichiatria non è una delle specializzazioni più appetibili per i neo-medici, a causa delle condizioni di lavoro difficili ed estreme. Quindi, è necessario rimotivare con adeguati incentivi il personale della cura.

La nostra esperienza e il nostro impegno sul campo ci spingono a inserirci, accanto a chi convive con un disturbo, familiari e specialisti della cura, nell’accorata richiesta al governo per un maggiore impegno e per un sostegno economico adeguato all’intero asset della salute mentale. Quello che chiediamo è di rafforzare i servizi di salute mentale territoriali in maniera permanente, con stanziamenti reali ed importanti, cioè i 2 miliardi richiesti a dicembre con la lettera aperta a cui abbiamo fatto riferimento. Bisogna intervenire tempestivamente con risposte concrete, partendo da ciò di cui la comunità ha bisogno. È necessario essere sui territori in maniera capillare per intercettare con tempismo situazioni di difficoltà. Questi tempi stanno lasciando spazio a una società frammentata e divisa, in cui si ramificano ansie e paure profonde. In questo clima d’insicurezza, in cui il domani di ciascuno di noi appare incerto, è importante prenderci cura della nostra mente. Ma è necessario che le domande di tutti siano accolte, che ogni persona abbia la possibilità di essere ascoltata, che nessuna richiesta d’aiuto possa mai cadere nel vuoto.

Felicia Giagnotti, Presidente Fondazione Progetto Itaca ETS
Ughetta Radice Fossati, Segretaria Generale Fondazione Progetto Itaca ETS