Il 15 aprile 2020, dopo oltre un mese di quarantena, ho iniziato a tenere un diario. Uno sfogo, un istinto improvviso, un bisogno irrefrenabile. Tutto, in poco più di trenta giorni, è irreversibilmente mutato; un mondo è scomparso e nulla di davvero certo si profila all’orizzonte.
Il mio sguardo sulle cose, velocemente e senza preavviso, è cambiato. Mi aggiro nel mio appartamento, accanto a mio padre – pratico e realista – e sono smarrita. Ho interrotto i miei contatti sociali, per causa di forza maggiore, ma ancora non so come impiegherò queste interminabili giornate. Stranamente non ho paura; la mia esistenza è già stata segnata da prove difficili e dolorose, neppure una pandemia di proporzioni tragiche e inaudite può sconvolgermi. Potrebbe sembrare strano, in circostanze tanto drammatiche, ma è davvero così. Certo, è triste leggere di persone che muoiono sole, lontane dai propri affetti. Triste verificare che qualcosa di così grave mai era successo in precedenza. Il futuro di tutti noi è incerto, indecifrabile, mentre questo presente è inedito. So “rimbalzare” su ogni evento, da sempre, anche il più infausto, senza scompormi; in questo somiglio a mio padre ma… ora non è semplice neppure per me.
Nei primi giorni di confino ho spaziato dall’informazione all’intrattenimento, dalla musica alla varietà; era come se non sapessi dare un seno, una direzione, a questo “tempo ritrovato”. Non posso sapere che cosa accadrà, ogni istante è sospeso come un interrogativo senza soluzione. Ammetto che il caos del mondo assomiglia al mio disordine mentale. Eppure, ancora una volta, non ho timore e non ho angoscia; vado avanti giorno per giorno, navigo a vista – come tutti in fondo. La pandemia ha cambiato i miei ritmi, li ha rallentati, ha stravolto la mia rassicurante quotidianità. Scriverò qualcosa di davvero interessante e valido, degno di essere letto? La crisi, il dolore, il mutamento possono essere fertili e creativi, su questo non ho dubbi.
Riflessioni sui mesi che stravolgeranno per sempre la realtà come l’abbiamo conosciuta. In tutte le trasmissioni presentatori esperti, vallette, cantanti e deejay si affannano per darci la propria interpretazione del fenomeno coronavirus; io, ancora una volta, non so che dire e che pensare. Chi può conoscere la verità su qualcosa di totalmente imprevisto ed inaspettato? Premesso ciò, ho maturato la convinzione che la potenza e la magia della parola possano davvero aiutarci in questi giorni difficili. E così, ancora una volta, scrivo. Inoltre leggo, leggo tantissimo, specialmente gli inserti culturali dei vari giornali che mio padre acquista ogni mattina. Proprio così: la parola, letta e scritta, ci restituirà domani la memoria di istanti, frammenti, di questo destino che non avremmo mai pensato di dover vivere ed affrontare. Siamo tutti in guerra: è una resistenza continua, una lotta contro un mostro spietato ed invisibile. Io lotto con tutte le mie forze ed energie, soprattutto psichiche. Siamo accomunati da un funesto fato che non riusciamo quasi ad identificare; un fato che, però, ci predispone a cogliere meglio l’essenza delle cose, l’autenticità, ciò che è realmente necessario ed imprescindibile nelle nostre esistenze. Tutto, ora, svela il proprio significato più vero e profondo. Tutti noi, intanto, attendiamo una rinascita che con fiducia e speranza crediamo possibile.
La tragedia che ci ha coinvolti ci spinge ad essere introspettivi, ci porta ad indagare e a riscoprire noi stessi, i nostri valori e i nostri limiti. Ci mostra, anche, la crudeltà dell’esistenza e testimonia quanto gli esseri umani siano da una parte deboli e fragili, dall’altra pieni di coraggio e generosità. E’ un tempo emblematico, carico di verità. Paradossalmente, la pandemia ha placato la mia inquietudine. Chiusa in casa, in uno spazio ristretto, imparo a rallentare; ho passato la vita a correre, inseguendo sogni e speranze, e adesso devo fermarmi.
Però, mi dico, “che cosa può la razionalità, di fronte a ciò che sta accadendo?“. Ci penso, senza trovare le risposte. Tante considerazioni mi sembrano francamente banali, come quelle di chi dice: “dopo saremo migliori!“.
Tutto è confuso, arduo da interpretare e da raccontare ma io, da sempre affezionata alla scrittura, ci provo. Provo a non arrendermi, a cercare spiegazioni e a ravvisare, nonostante tutto, tratti positivi e incoraggianti in questo immenso dramma.
Storie di Rinascita è un progetto di Fondazione Progetto Itaca Onlus che vuole raccoglie e condivide le testimonianze di recupero della salute e del benessere da parte di persone che hanno una storia di disagio psichico per aiutare tutti a comprendere, accettare e gestire un disturbo della Salute Mentale.
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