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Itaca blog
11 Settembre 2024

Robot e salute mentale dei bambini

E se potessimo contare sui robot per valutare il benessere mentale dei bambini?

Un team di ingegneri robotici, informatici e psichiatri dell’università di Cambridge ha utilizzato per la prima volta i robot socialmente interattivi (SAR) in uno studio scientifico per valutare il benessere mentale dei bambini. L’interazione con il loro “confidente umanoide” ha portato i partecipanti a condividere emozioni e ricordi che non erano riusciti a rivelare agli adulti. Come mai? Vediamolo insieme.

Si chiama Nao, è alto 60 cm ed è il robot umanoide socialmente interattivo (SAR) che hanno utilizzato i ricercatori dell’Affettive Intelligence and Robotics Laboratory del Dipartimento di informatica e tecnologia dell’università di Cambridge, Regno Unito, per comprendere se i SAR potessero essere uno strumento utile per valutare il benessere mentale dei bambini.

Cosa sono i SAR?
Prima di entrare nel merito dell’esperimento, vediamo nel dettaglio cosa sono i SAR. Si tratta di robot in grado di interagire con l’essere umano. Per essere definiti “socialmente interattivi”, i SAR devono rispondere a determinate caratteristiche: la capacità di stabilire e mantenere relazioni sociali, utilizzare segnali come “gesti” e “sguardo” per interagire, riuscire a percepire le emozioni ed esprimerle. Il campo della robotica che si occupa dei SAR si chiama robotica sociale e fu introdotta negli anni ’40 del secolo scorso da William Grey Walter, neurofisiologo britannico e pioniere della cibernetica. Nell’arco di ottant’anni, da semplici macchine a tre ruote in grado di simulare un comportamento orientato al raggiungimento di uno scopo, i robot sociali sono diventati uno strumento assistenziale utile in molteplici campi, come quello sanitario.

Una delle applicazioni più recenti di questa tecnologia è la “pet robot therapy”, cioè la terapia con animali domestici artificiali che hanno il vantaggio di essere “controllabili” e privi di “effetti collaterali” (come l’allergia al pelo) rispetto agli animali. I SAR stanno trovando sempre più spazio anche nella ricerca scientifica, in particolare nel settore delle neuroscienze.

L’esperimento psico-sociale con i SAR
È il caso del team di ricerca del laboratorio di intelligenza affettiva e robotica di Cambridge guidato dalla dott.ssa Hatice Gunes che ha coinvolto 28 partecipanti di età compresa tra 8 e 13 anni per approfondire il ruolo dei SAR nel valutare il benessere mentale dei più piccoli.
I partecipanti hanno preso parte a una sessione individuale di 45 minuti con il robot Nao. Durante ciascuna sessione l’androide ha posto alcune domande aperte ai bambini (ad esempio: “quali sono i tuoi ricordi felici della scorsa settimana? E quelli tristi?”) seguite da una serie di domande per valutare l’eventuale presenza di disturbi mentali: disturbo di ansia generalizzata, depressione e altri. Durante l’esperimento i bambini erano liberi di interagire anche fisicamente con l’umanoide toccando i sensori presenti sulle mani e sui piedi di Nao, utili sia per creare una “interazione tattile” e quindi “più intima” che per monitorare la frequenza cardiaca e altri indicatori di stress.
Come parametro di controllo, prima di ogni sessione, i bambini hanno compilato vari questionari standard da confrontare con le risposte date a Nao.

I risultati dello studio
Gli studiosi hanno osservato che i bambini erano più propensi a condividere i loro “segreti” con Nao rispetto a quanto dichiarato nei questionari e nei precedenti incontri con gli adulti.
In particolare, è emersa una cosa interessante: i bambini che non presentavano un disagio psichico hanno dato risposte più positive al robot rispetto al questionario e, viceversa, i bambini con un disagio psichico hanno dato risposte più negative a Nao rispetto al questionario. Questo conferma che i partecipanti sono riusciti a essere più autentici con il robot rispetto alla loro situazione.

Come possiamo spiegarlo? I ricercatori affermano che un robot alto 60 cm è a “misura di bambino” e, in quanto tale, non è percepito come minaccioso. I bambini si sentono quindi al sicuro a condividere informazioni con lui: non si sentono giudicati e non corrono il rischio di essere sgridati o puniti.

La dott.ssa Hatice Gunes ha affermato: “I bambini sono attratti dalla tecnologia, ma se utilizzano uno strumento multimediale costituito solo da uno schermo, vengono isolati dal mondo fisico. I robot invece sono più interattivi: integrano il mondo multimediale con quello fisico, consentendo ai bambini di sentirsi più coinvolti ed essere più spontanei.”

Uno strumento utile che non può sostituire l’interazione umana
I ricercatori ci tengono a sottolineare che i robot non possono sostituire gli psicologici e gli psichiatri il cui intervento rimane fondamentale per tutelare la salute mentale dei più piccoli. Tuttavia, il loro lavoro suggerisce che i SAR potrebbero diventare uno strumento utile per aiutare i bambini ad aprirsi nelle fasi preliminari di una terapia.

Articolo di Francesca
per il progetto “Attivismo Digitale”

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