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Itaca blog
18 Settembre 2024

Pensavo fosse la fine

Ho pensato che fosse la fine così tante volte che ho perso il conto. L’ho pensato quando la tristezza era così intensa che non sarei sopravvissuta un minuto di più.

L’ho pensato quando le lacrime nascoste sul cuscino sembravano non finire mai, quando l’ansia toglieva il fiato, quando i pensieri rendevano la testa una trappola di cui avevo io stessa le chiavi, ma non lo sapevo. L’ho pensato quando mi sono sentita abbandonata senza realmente esserlo, quando le cose belle sono finite, quando le forze sembravano mancare.
L’ho pensato la mattina appena sveglia, nei momenti così brutti che ci vuole qualche secondo per realizzare che non è tutto un incubo, ma la realtà è così dolorosa che anche respirare è una fatica e alzarsi dal letto e affrontare una giornata è un dispendio di energie che non trovo, sono tutte impegnate nel dolore.

Come potrò mai risalire da questa disperazione che mi affligge?

Ho pensato un sacco di volte che la vita fosse insopportabile perché la tristezza, l’abbandono, la fine dei momenti belli, i dubbi, la paura e la disperazione mi avrebbero accompagnata per sempre. A volte lo credo ancora, quando sopravvivere sembra troppo difficile e tutto sembra definitivo, un dolore destinato a durare.

Ma poi mi ricordo che quando ho toccato il fondo, proprio nell’esatto momento in cui credevo di non farcela, sono sopravvissuta. Ma sono proprio la pesantezza che si respira, il nero pesto, la disperazione e la sensazione di morire per le troppe emozioni ad essere segnali che no, non sto morendo, sto sopravvivendo e anzi, è proprio da lì che risalgo.

Riparto da quelle sensazioni perché se non le evito, se imparo a conoscerle e non spaventarmi per la loro presenza, se so che le cose finiscono ma poi ricominciano, se vivo le emozioni nelle loro onde e mi ricordo che sono sopravvissuta ogni volta che pensavo che fosse la fine, se sento la pesantezza ma le permetto di attraversarmi senza paura, allora riconosco che i cambiamenti sono frutto di piccoli passi, e io di passi ne ho collezionati tanti, ho percorso miglia intere anche quando pensavo di essere troppo debole.

Mi ricordo poi che non esiste solo il male, che sembra la fine ma non lo è mai, sono solo le ceneri che precedono qualcosa di nuovo che ancora deve iniziare, sono le ferite che bruciano e le sto medicando.  L’esperienza mi insegna che sono riuscita a fare tutte le cose che non avrei mai pensato di poter fare, perché mi consideravo troppo diversa dagli altri, con dei pezzi mancanti. Però ho scoperto che non ho pezzi mancanti, piuttosto ne ho qualcuno in più che tante volte mi hanno fatto vivere le emozioni come degli tsunami, ma in fondo non possono farmi del male, è segno che sto ancora imparando.

Ho scoperto che la fine è solo nella mia testa perché sono riuscita a dire di sì in situazioni nelle quali avrei detto di no, perché ho affrontato sfide invisibili agli altri, ma enormi per me. Non ho ascoltato l’emozione del momento, ma ho agito concedendole di stare con me, ma poi di retrocedere un po’, perché ho vissuto esperienze incredibili che non avrei mai immaginato di poter vivere, per opera di un miracolo, ed erano così belle perché avevo osservato tanto intensamente il fondo, da perdere l’equilibrio. Mi sono ricordata ancora che la mente “mente”, e che il dolore non è per sempre. Se poco tempo fa pensavo che il mondo fosse la mia stanza, e niente al di fuori, riuscendo poi a ribaltare le mie aspettative, lo devo al coraggio che ho avuto di affrontare la fine.

Allora quando mi gira la testa per il dolore, devo ricordarmi che riparto sempre da quei momenti lì con delle conoscenze in più e degli strumenti nuovi, concedendomi il diritto di stare male, senza farmi fermare da questo.Sono stufa e vorrei solo sparire. Eppure so che posso portarmi il dolore e la mancanza di forze dietro, per poi scoprire che non devo per forza ascoltarle le emozioni quando vogliono fermarmi. Se non lo faccio trovo delle forze dentro di me che erano ben nascoste e con un atto di fiducia so che si mostreranno solo se do loro la possibilità di farlo. Allora mi ricordo un’ultima cosa: niente è inaffrontabile, devo concedermi del tempo e riuscire a crederci sempre un po’ di più.

Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale“