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Itaca blog
19 Settembre 2024

Figlia d’arte

Sono nata ormai quasi 50 anni fa da due genitori molto amorevoli e che non mi hanno mai fatto mancare niente: mi hanno curata, accudita, nutrita, vestita, fatta viaggiare, studiare, ma soprattutto mi hanno amata. Questo amore è stato immenso, potente, sincero anche se condizionato.

Vi chiederete: “Come condizionato? L’amore di un genitore nei confronti dei figli dovrebbe essere incondizionato, come recitano i migliori manuali di pedagogia, non dovrebbe avere aspettative e chiedere nulla indietro, ma essere libero ed esclusivamente orientato verso i figli.

La teoria c’era perché l’intento dei miei genitori era proprio quello. Ho sempre visto i loro sforzi per superare la condizione che, inconsapevolmente, li affliggeva: il disturbo mentale.

Io sono sempre stata la luce dei loro occhi, l’aria che respiravano, la loro ragione di esistere. Talvolta il loro amore è diventato per me quasi una prigione, un macigno da portare sulle mie piccole spalle. La loro felicità dipendeva da me ed è stato difficilissimo capire chi fossi, dare loro i normali problemi e preoccupazioni che noi figli portiamo ma soprattutto spiccare il volo. A volte sono esplosa, più spesso sono implosa e durante l’adolescenza mi sono piegata fino quasi a spezzarmi, come una vera figlia d’arte.

Mi rendevo conto ci fosse qualcosa di sbagliato in loro e nella nostra dinamica, ma nessuno di noi aveva gli strumenti per affrontare un problema così grande soprattutto anni fa in cui lo stigma era sicuramente più forte e la società non era pronta ad accogliere le fragilità e la diversità delle persone. Non che adesso lo sia, ma abbiamo fatto molti passi avanti e almeno se ne parla.

Assieme abbiamo affrontato innumerevoli fatiche, fino all’ultimo giorno delle loro vite. Abbiamo pianto e ci siamo disperati assieme. Ci siamo cercati e ci siamo rifiutati. Ci siamo voluti bene e trattati molto male. Abbiamo vissuto e siamo morti insieme. Ora che non ci sono più e che la mia testa ha smesso di domandarsi tante cose per sforzarsi di trovare soluzioni, il mio cuore si è aperto e ha compreso tante cose, in segno di resa, compassione e accettazione.

Rimpiango di non averlo fatto quando erano ancora in vita. Ma so anche che la pace interiore ha il magico potere di porre fine a tutti i tormenti e che in certi casi non sia mai troppo tardi per pronunciare con profondità la parola più bella che esista. Quindi: grazie mamma e papà perché siete parte integrante di me e siete stati degli eroi perché mi avete dato la cosa più preziosa che c’è, la vita, superando voi stessi e il vostro male di vivere, cercando sempre di fare del vostro meglio.

 

Articolo di Elisa
per il progetto “Attivismo Digitale“

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