“Tutto chiede salvezza”: una delle serie tv di Netflix Italia più viste di questo autunno 2022, tratta dalle esperienze autobiografiche del libro di Daniele Mencarelli, vincitore del premio Strega Giovani 2020 e finalista nella LXXIV edizione del premio Strega.
Quello che vedrete nella serie tv, diretta dal regista Francesco Bruni, è qualcosa di cui tutti noi conosciamo l’esistenza ma per paura, pregiudizio, vergogna, ignoranza, vorremmo misconoscere: la malattia mentale.
“Che cura c’è, per com’è la vita?” si chiede Daniele (interpretato da Federico Cesari), un ragazzo di vent’anni con depressione maggiore a cui, a causa di un episodio psicotico, viene sottoposto un TSO.
Vedremo come la malattia mentale non riguarda solo chi ne soffre, ma l’intera cerchia familiare, come la sensibilità e il bisogno di essere capiti e ascoltati sia enormemente enfatizzato in chi si porta dentro una sofferenza invisibile e come, questa stessa sofferenza, possa creare dei legami unici.
In questi sette episodi vedremo come matura il pensiero di Daniele riguardo a questa tematica: accettare di avere una malattia mentale, accettare che si ha bisogno di cure, è qualcosa di estremamente difficile ma è il primo grande passo per alleggerire quei pesi che ci ostacolano nella vita di tutti i giorni.
Viviamo in una società che premia il più forte, chi di “volere è potere” ne fa un mantra ma, finalmente, attraverso una delle piattaforme più usate, la serie cerca di sdoganare uno dei pregiudizi più radicati sulla salute mentale: “La vera pazzia è non cedere mai, non inginocchiarsi mai”, dice Daniele.
E infatti vedremo, in modo accurato e semplice, come chiedere aiuto sia un atto di coraggio e amore per se stessi e come quanto sia, di egual importanza, curare sia una malattia mentale sia una fisica.
Mario (interpretato da Andrea Pennacchi), compagno di stanza di Daniele, dice che i poeti, gli artisti e i matti hanno una cosa in comune: la nostalgia del paradiso.
Questa nostalgia del paradiso potrebbe essere proprio quel vuoto che pensiamo di non poter mai colmare.
La serie ci dà implicitamente una risposta: grazie a Mario, Gianluca, Madonnina, Giorgio, Alessandro e Nina possiamo notare come, essere cristallizzati in un passato traumatico, possa indurre a sofferenze tutte diverse ma allo stesso tempo tutte uguali.
Perché queste sofferenze, questa nostalgia del paradiso, altro non chiede che amore e salvezza.
“Dall’alto
dalla punta estrema dell’universo
passando per il cranio e, giù, fino ai talloni alla velocità della luce e oltre
attraverso ogni atomo di materia tutto mi chiede salvezza.”
Articolo realizzato da Elisa,
per il progetto “Attivismo Digitale“