La dolcezza cura: altro non è che connessione, sentirsi speciali e considerati.
Credo che rimaniamo eterni bambini, ed è forse per questo che cerchiamo l’amore degli altri: per riprodurre la sensazione di sentirsi importanti per qualcuno. Non sono mai stata particolarmente lungimirante nelle relazioni eppure in ambito terapeutico ho sentito per la prima volta com’è essere compresi nel senso più intimo del termine.
Essere accolti con empatia, e non pena, è qualcosa di non quantificabile in termini concreti, ci rende degni di esistere nell’imperfezione.
Ci sono state altre occasioni profonde, seppur brevi, in cui ho realizzato che la dolcezza lenisce le ferite, come un balsamo per l’anima.
La mia sensibilità fa spesso assumere mille colori a questi momenti, attribuendo significati
magici a eventi che chiunque può considerare poco significativi. Questo modo di vivere i
rapporti interpersonali è una condanna perché il significato altrui ha un tocco di leggerezza,
meno profondo.
Quello delle persone “pesanti” come me dà un valore maggiore alle relazioni, sentendo il bello e il brutto raddoppiati, e sempre in coppia fra di loro.
In questa incasinatissima montagna russa che sono le emozioni, posso ascoltare il cuore che si entusiasma innumerevoli volte, e batte a ritmo di musica e sensazioni, ma anche le successive crepe sono tanto profonde da spazzare via ogni stralcio di bellezza dal mondo.
È strano il nostro bisogno di avere degli altri vicini per sentirci vivi, arrivando a provare l’entusiasmo dei bambini, perché in fondo ogni tipo di rapporto è un viaggio che ci porta a scoprire versioni fino ad allora inedite di noi stessi.
Maledico spesso il mio sentire così tanto, perché la mancanza cruda che si prova quando la nuvola di dolcezza svanisce e il mondo si rivela nella sua freddezza crea un vuoto allo stomaco paragonabile a quello provato nelle giostre in discesa ripida.
Eppure, se c’è una consolazione in questo viavai, è che quella nuvoletta non è mai stata un’illusione perché esisteva davvero, e riuscire a notarla nel suo significato è un dono che non tutti hanno. Quindi, se è comparsa durante una notte qualunque di un giorno qualsiasi, ho la certezza che tornerà presto con la stessa fierezza, sapendo che sarò pronta ad accoglierla.
Certo, è una misera consolazione perché il presto sembra sempre troppo in là per chi possiede l’irrequietezza dei bambini, e nel frattempo la vita appare troppo distante da come la vorremmo. Eppure ci insegnano già da piccoli a stare nella noia e nei doveri quotidiani, perché poi la ricompensa appare ancora più grandiosa. A questa seguiranno altre piccole o grandi crepe al cuore, ma forse applicando dei cerotti faranno meno male.
Inoltre avremo quella consapevolezza che nessuno può toglierci, cioè di essere rifioriti dai nostri personali dolori, che non sono così piccoli per chi ha la pelle tanto sottile da lasciarsi travolgere dalla mancata delicatezza altrui. Ma almeno non diamo per scontato la bellezza che riusciamo a scorgere nell’imprevedibilità della vita.
In fondo è questo a renderci completi, perché non proviamo troppo, ma sentiamo tutto il bello che c’è, come dice una canzone.
Eppure, la sofferenza è inclusa nel pacchetto, i segni che ancora portiamo delle ferite passate non ci mostrano solo il dolore, dato che quello è arrivato successivamente al senso magico che siamo riusciti a trovare in situazioni normali.
Senza contare che anche stare nel dolore aiuta, nella mancanza di attimi passati, perché tutto si rigenera e il vecchio fa spazio al nuovo, confermandoci ancora una volta quanto anche le emozioni più fitte e intense hanno una fine, e passandoci attraverso, scopriamo come la tristezza che proviamo è dovuta al passato alle nostre spalle, ma se solo avessimo un binocolo in queste occasioni, riusciremmo a intravedere gli inizi pieni di dolcezza che ci aspettano.
Io voglio crederci che il cuore messo in ogni situazione non verrà sempre accartocciato e destinato come un rifiuto, a volte verrà anche maneggiato con cura e riposto nella migliore custodia. Sommando tutti i piccoli, e per noi immensi, dispiaceri, abbiamo due scelte: quella di creare un muro per difenderci da tutti e tutto, oppure una scaletta che ci permette di vedere più in là, perché anche senza un binocolo alcuni fini rappresentano il sigillo di garanzia che meritiamo molto di più di persone che senza tatto alcuno hanno la presunzione di servirsi della nostra raffinata e delicata sensibilità: questo è un dono riservato ai migliori.
Articolo realizzato da Sara
per il progetto “Attivismo Digitale“