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Itaca blog
23 Ottobre 2024

Bisogni, riconoscimenti e insicurezze: il tallone d’Achille di questa società

Articolo di Sofia per il progetto di Attivismo Digitale

L’essere umano fatica a sentirsi rappresentato in un mondo scandito e meccanico perché capace di vivere emozioni profonde e illimitate, che non potranno mai trovare appagamento in una realtà puramente concreta, dominata da apparenze e inganni. In una società che misura il valore attraverso parametri quantificabili, come il rapporto tra traguardi raggiunti e tempo vissuto, si rischia di ridurre l’esperienza umana a una semplice prestazione in aula o sul lavoro. Anche la disponibilità di denaro diventa spesso un vanto o un “lasciapassare” per esperienze umane superficiali e illusoriamente appaganti.

Questo è il paradosso di una società virtuale che, pur diffondendo consigli di benessere e ideali di pace, spesso finisce per condurre le persone a combattere battaglie personali complesse, che si svolgono nella mente e nel corpo. Un “luogo” molto diverso dal mondo esterno, scandito e meccanico: è sensibile e delicato. La lotta contro i propri pensieri può essere pericolosa, richiede molta energia e può durare a lungo. Tuttavia, per i veri combattenti, è sempre possibile uscirne, e persino arricchirsi. La soluzione esiste sempre, quando c’è la volontà di trovarla

Il bisogno umano che non riesce a soddisfarsi nell’ipocrisia circostante cerca allora rifugio in sostanze che danno l’illusione di avvicinarsi ad una paradisiaca condizione di “bastarsi”, “essere abbastanza”; colmi, sazi, lontani dal vuoto. 

Quando è finito il tabacco, l’alcol e la cioccolata, ed esaurita è ogni altra droga, dove andiamo a “riempirci”, a “bastarci”, a “trovarci”? Cosa rimane di queste esperienze umane? Se non un tremendo stadio di non-coscienza e rimorso. 

Possiamo davvero trovare rifugio in una realtà virtuale che scorre senza la percezione del tempo che passa? O questa è solo una distrazione che ci conduce ancor più lontani dalle risposte che cerchiamo? 

È qui che entra in gioco la dimensione creativa dell’essere umano. È qui che dobbiamo combattere con le uniche vere armi che possediamo: l’abilità; la capacità di inventare che deriva da un’esigenza insoddisfatta e la volontà di “esserci” con tutta la propria sensibilità, personalità e unicità. Questo è il vero e unico bisogno che abbiamo: servire, essere utili e riconosciuti per quello che si è e si ha, privi di valori numerici. Tutto ciò che vogliamo è essere ciò che siamo, creare ciò che non abbiamo e aspettarci e perdonarci quando non avanziamo nel tempo e nello spazio meramente umano. Ciò che davvero può saziare è la pratica del proprio talento, della passione, della ragione d’essere e la libertà di esserlo.

La cosa più preziosa che abbiamo è la nostra identità e vacilliamo quando questa ci viene a mancare, ci abbandoniamo al flusso che vuole seppellire il nostro valore e mortificare la personalità. Il riconoscimento più importante lo troviamo sempre nel nostro riflesso: in noi stessi. Siamo realizzati quando ci conosciamo, quando incontrarci in uno specchio si rivela un’esperienza appagante, un dialogo con l’anima.