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Itaca blog
19 Settembre 2024

Flourishing: essere fiore

Hai mai provato a pensarti come un fiore?

Se non lo hai mai fatto, voglio che tu sappia che un concetto molto simile è stato sviluppato dalla psicologia positiva. Nel 1998, Martin Seligman, psicologo statunitense e presidente dell’American Psychological Association, propose una prospettiva differente rispetto a quella tradizionale concentrata su patologie e deficit. Consigliò infatti di focalizzarsi sulle caratteristiche positive delle persone e di “costruire” altre qualità positive.

Secondo la definizione dell’OMS, la Salute Mentale è uno stato di benessere in cui l’individuo realizza le proprie capacità, può gestire adeguatamente le normali situazioni di stress della vita, può lavorare produttivamente ed è in grado di contribuire attivamente alla propria comunità (OMS, 2004, p.12).

Notate qualcosa in questa definizione? Ve lo dico io: la Salute Mentale non viene definita come assenza di malattia, ma viene ricercata nella presenza di elementi positivi. La mancanza di disturbo, infatti, può essere un aspetto importante, ma non sufficiente.

Adesso, veniamo al Flourishing.

Si tratta del funzionamento ottimale della persona, l’insieme del benessere fisico, mentale e sociale che permette di avere quello slancio vitale che ci fa provare emozioni positive, ci fa sentire coinvolti, permette di costruire rapporti e capire le proprie priorità.

In sintesi: Ci permette di fiorire, infatti si parla di “Fioritura umana”.

Provate a guardare un fiore, la prima cosa che noterete, probabilmente sarà il colore e la forma della corolla, magari la sua grandezza o l’apparente perfezione dei petali, le sfumature che si creano quando un raggio di sole sfiora la parte del prato dove cresce il fiore.

Poi, magari, vi avvicinerete per annusarlo oppure non servirà nemmeno avvicinarsi troppo, perché il suo profumo sarà già presente nell’aria che vi circonda. Se decideste di toccarlo, lo fareste con estrema premura perché sapete quanto un fiore così bello può essere anche molto fragile; eppure, non penserete che quella fragilità sia un difetto, sapete che è un fiore, ed è forse questa caratteristica a renderlo speciale.

Adesso, però, prima di alzarvi da terra e salutare la Margherita, il Giglio, la Rosa, la Pervinca o la Calla, guardateli bene, andate oltre l’apparente perfezione che vi ha pervaso i sensi. La vedete? Proprio lì, a metà del gambo, c’è una foglia secca, poco più sopra, invece, uno dei petali è stato mangiato per metà da qualche animale e, se fate attenzione, gli mancano persino un paio di pistilli. Se concentrate la vostra attenzione petalo per petalo, scoprirete che un paio stanno già appassendo e, pensandoci bene, forse il profumo che sentite nell’aria non è solo del fiore che avete ammirato, può essere anche di tutti quelli che gli stanno intorno. Non è proprio così perfetto, no?

Eppure, quando vi allontanerete e ripenserete a lui, tutto ciò di cui vi ricorderete e che vi sembrerà davvero importante sarà la bellezza, i colori accesi, il profumo piacevole e la sua leggerezza.

Perché? Perché sapete benissimo anche voi che la perfezione non esiste, sapete che, un fiore, nasce, si sviluppa, sboccia e poi, piano piano appassisce e muore.

Perché è il corso della vita.

Perché ci sono anche eventi esterni che influenzano le condizioni del piccolo fiore.

Perché non sono sicuramente quelle piccole imperfezioni a farvi cambiare il vostro pensiero su di lui, anzi, forse ve lo fanno apparire ancora più bello e più forte: un essere così piccolo e all’apparenza fragile che va avanti e fiorisce nonostante gli agenti climatici avversi e l’attacco di qualche animale affamato, forse le difficoltà che ha affrontato lo rendono molto più interessante.

Sarebbe stato molto più semplice, per un fiore come quello, apparire perfetto se conservato con cura in una serra protetta da tutto no? Invece lì in mezzo, ad affrontare il mondo, ci vuole coraggio.

Questo bisogna fare, prendere esempio dai fiori e dal nostro modo di guardarli.

Concentrarci su quello che di bello ha una persona e cercare di valorizzare ogni sua e ogni nostra capacità e caratteristica che la fa e ci fa stare bene.

Tutti noi abbiamo una fogliolina mangiucchiata, un pistillo in meno o un petalo meno colorato degli altri, ma non sono quelli gli elementi che ci tolgono valore o che ci sminuiscono, anzi, forse, come per il nostro fiore, sono esattamente le caratteristiche che ci rendono unici, interessanti e coraggiosi.

“Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti” (Mulan, 1998)

Articolo di Danae
per il progetto “Attivismo Digitale“

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