A scuola ho studiato storia dell’arte. Ero emozionata ogni volta che iniziava la lezione.
Così tanti artisti, così tante storie.
Ero circondata da persone creative, bizzarre, uniche… E non sto parlando solo di Goya, Raffaello o Botticelli, ma dei miei compagni di aula. Li guardavo sempre con occhi curiosi, pronta a scovare ogni minima nota di unicità.
La scuola parla di Artisti ma spesso ignora quelli che ha davanti.
Gli studenti che si sentono, o sono, in ritardo negli studi sono visti come i peggiori.
Invece noi siamo così, ordinati e disordinati come un quadro di Picasso. Felici di essere diversi, ognuno con la propria storia.
Mi piace pensare che in un mondo dove le persone si credono le migliori siano state proprio quelle che si sentivano le peggiori ad averlo migliorato.
La fragilità è una freccia che squarcia quel velo di finzione nel quale siamo immersi. Perché la creatività nasce da una mente fragile, che cerca di scorgere anche quel poco di colore, creare quella sfumatura adatta alla propria vita.
Siamo abituati a puntare sempre più in alto in un mondo in cui la gente ha smesso di cercare perché cosciente di possedere già tutto.
Una frase che mi ha sempre motivata durante il mio percorso di studi è: «Macte animo».
Fu detta da Apollo per lodare Iulo, figlio di Enea, che aveva ucciso il cognato di Turno. La strada della vita è infatti costellata di difficoltà, ingiustizie e deviazioni dal percorso. La frase, usata spesso anche da Voltaire, è un invito ad essere coraggiosi: “Macte nova virtute, puer, sic itur ad astra / Coraggio, fanciullo, è così che si arriva alle stelle.”
A tutti gli studenti,
Vinceremo nel tempo dipingendo stelle su tele ancora prive della nostra storia.
Lo faremo a modo nostro, come abbiamo sempre fatto. Amando le imperfezioni, amando la vita.
Articolo di Arianna Hubner
per il progetto “Attivismo Digitale“