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Itaca blog
20 Settembre 2024

Ho trovato la mia “Itaca”

Ciao a tutti. Mi presento, mi chiamo Arianna, vengo da Roma e ho 27 anni.
Lavoro come educatrice professionale e arteterapeuta/pedagogista teatrale. Lavoro con minori con disabilità ed in condizioni di disagio sociale.

Il tema della salute mentale mi sta molto a cuore, per una serie di ragioni che spero di riuscire a portare qui e pian piano cercherò di capire come. Ma, come dicevo, è un tema che mi è a cuore e che penso meriti luce, rispetto, comprensione e delicatezza.

Soffro di un disturbo d’ansia, generalizzata per non farci mancare niente, attacchi di panico e robetta simile. Rispetto a qualche anno fa va sicuramente meglio, ma di tanto in tanto quelle sensazioni tornano a farmi visita. Con il tempo ho imparato ad accettarlo e a non colpevolizzarmi, a comprendermi e abbracciarmi quando mi capita. Ah, ciliegina sulla torta, mi è anche stato detto che, data la mia natura filosofica, ho una tendenza a rimuginare. E con questo è un po’ più difficile fare i conti, ma rispetto all’inizio mi ritengo a buon punto.

Ho detto “rispetto all’inizio” perché, quando il Dottore mi ha detto la mia diagnosi, ho avuto un attacco di panico davanti a lui.
Lui non si è smosso di una virgola. Tuttavia mi sono sentita compresa, al sicuro e ricordo ancora le sue parole: “Arianna, lo so che adesso sei spaventata e che hai paura, so che ti chiedi cosa ti sta capitando e perché. Ma so anche che hai una determinazione tale da poter scalare l’Everest. Devi solo capire come fare!”. Devo ammettere che quando ho uno di questi momenti, le sue parole fanno eco nel mio cuore e nella mia mente e tutto comincia a riprendere colore.

Hey tu, sì proprio te che stai leggendo e che passi le mie stesse cose… Non sei solo/a!
So che così ti senti e che spesso ne parli sottovoce o che non ne parli affatto. Ti prego, non farlo. Non c’è nulla che non va e tu non hai nulla da nascondere. Sei una meraviglia così come sei, anche se la società cerca di farti pensare il contrario.

Ma ti rendi conto di come funziona la società, rispetto alla salute mentale? Ti prego, prenditi un momento per ragionarci e trai le tue conclusioni.

Se una persona si fa male al ginocchio non si vergogna a dire “Accidenti, devo andare dall’osteopata! Mi fa proprio male il ginocchio!”, e riceve una sfilza di “Mannaggia! Fammi sapere che ti dice e come stai! Se hai bisogno sono qui!”, quindi comprensione ed affetto.
Se invece, prendo il mio caso, una persona ha un disturbo d’ansia e dice cose come “Ultimamente non sto bene. Ho attacchi di panico, non so cosa mi stia prendendo. Ho prenotato una visita dallo psicologo/psichiatra.”… Cosa riceve?

Se pensi che la risposta da parte della società sia “Fammi sapere, ti sono vicina/o”, sei molto distante dalla realtà. Forse si salva una piccola fetta di torta.

Capito cosa intendo?
Parole come “Psichiatra”, “Psicologo”, “Terapia”, “Disturbo di…” fanno tanta, troppa paura.

Tutto questo allontanamento può portare anche ad episodi di bullismo. Ma di questo, vi parlerò un’altra volta.

Facciamo luce. Abbattiamo barriere. Abbattiamo stereotipi. Accogliamo. Accettiamo. Vi prego. Ce n’è tanto bisogno.

Articolo realizzato da Arianna di Positivitea2020,
per il progetto “Attivismo Digitale“

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