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Itaca blog
04 Settembre 2024

Il peso dell’invisibile

Con il passare del tempo, in modo del tutto inconsapevole, ho smesso di perdonarmi per gli errori, per le battute di arresto e per tutte le fragilità che si erano accumulate nel tempo. Non riuscivo a perdonarmi per aver messo da parte il mio ruolo di riferimento per molte persone: moglie, figli, genitori, parenti, amici e colleghi. Mi rimproveravo le mancate uscite, i chili persi, le risate scomparse, i silenzi, il sudore, le vertigini e l’eterna sofferenza. Sembrava semplicemente che tutto questo non fosse da me, che non potessi permettermi il lusso di una crisi. Sono sempre stato spietato con le mie fragilità. Viviamo in una società drogata di una felicità effimera, dimenticando il valore inestimabile della serenità. Così, non molto tempo fa, una sensazione glaciale ha cominciato a farsi strada dentro di me. Undici lettere, un’origine latina e una forza distruttiva mai sperimentata: con questo curriculum si presentava nella mia “azienda emotiva” la Depressione. Non era una di quelle a cui potevi fare un colloquio meritocratico: a giudicare dalla prepotenza con cui si mise al lavoro, doveva aver ricevuto un “calcio nel culo fortissimo”, di quelli da sbaragliare la concorrenza in un solo colpo. In poco tempo spazzò via tutto, prendendosi ciò che restava della mia energia vitale e della mia speranza. Sentivo costantemente la presenza di un vuoto ingombrante al centro del petto, e a nulla servivano i tentativi di razionalizzare la situazione. La depressione non si interessa di ciò che hai o di chi sei; spazza via i ricordi felici del passato e polverizza qualsiasi orizzonte futuro con uno schiocco di dita. E, credetemi, dove passa lascia il segno. Imparare a convivere con la depressione fu l’esperienza più dolorosa della mia vita.

Paradossalmente, servirebbe un corso obbligatorio per affrontare i momenti disperati della nostra esistenza, ma nessuno può insegnarci a farlo, e soprattutto, nessuno è disposto a esercitarsi ad affrontare un dolore così pervasivo, per quanto sia un esame ineludibile per molti di noi. È vitale imparare ad amarsi anche quando vaghiamo senza meta, quando siamo in ginocchio in mezzo alla tormenta, quando ci troviamo sull’orlo del precipizio. Perché, penso, è proprio lì che l’equilibrio è massimo.

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