In particolare ciò che si va a verificare è lo sviluppo di patologie come depressione e ansia che possono portare a comorbilità o conseguenze addirittura fatali. Inoltre è stato osservato che la combinazione tra un ambiente poco salubre e condizioni socioeconomiche difficili, porta a una maggior probabilità di insorgenza delle suddette patologie.
Un altro studio, dell’Università di Oxford, Imperial College London e Peking University School of Public Health di Pechino, ha messo in luce il fatto che lo smog, per essere dannoso, non deve necessariamente superare i cosiddetti “livelli critici”.
Se vi steste chiedendo come fa l’inquinamento ad innescare questa risposta nel cervello umano, le risposte si trovano anche solo semplicemente affacciandosi alla finestra: il rumore del traffico infatti peggiora la qualità del sonno e, di conseguenza, la qualità della vita. Altre ipotesi sostengono che il DNA subisca alcune mutazioni che portino all’alterazione di sostanze chimiche cerebrali. Un’altra teoria riguarda il fatto che un indice PM (“polveri sottili”, cioè l’insieme di tutte particelle inquinanti che ogni giorno respiriamo) di 2,5 possano attraversare la barriera emato-encefalica ed andare a colpire il cervello. Un ulteriore ipotesi sostiene che l’inquinamento possa andare a creare un’infiammazione generalizzata che coinvolga anche le strutture cerebrali stesse.
È stato confermato che l’inalazione di sostanze tossiche e l’infiammazione da loro provocate, porta anche a problemi ai neonati che sono maggiormente esposti a disturbi del neurosviluppo. Gli anziani, invece, con la medesima causa sono maggiormente esposti ad Alzheimer.
Proprio lo psichiatra Tortorella – ordinario di psichiatria all’Università degli studi di Perugia – durante una conferenza, ha illustrato come uno studio (pubblicato sull’International Review of Psychiatry), affermi che l’inquinamento acustico dato dal vivere in prossimità di un aereoporto o di una ferrovia, possa portare all’insorgenza di disturbi della sfera affettiva. La qualità della vita infatti ne risentirebbe, sia a causa di una modifica dei ritmi circadiani, sia a causa della sensibilità al rumore.
Anche uno studio italiano, pubblicato sull’”Epidemiology and Psychiatric Sciences”, evidenzia come l’ozono sia una fonte di incremento dei disturbi mentali. Questo studio ha infatti esaminato la frequenza di ricoveri in psichiatria osservando stabilendo essere l’ozono del maggior numero di questi ultimi.
Articolo di Diletta
per il progetto “Attivismo Digitale”