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Itaca blog
19 Settembre 2024

Passo dopo passo

Quante volte noi figli di persone con disturbi mentali ci abbattiamo dicendoci cose del tipo: “Anche io sarò malato come lei/lui?”, “Oltre al danno anche la beffa, prima ho passato un’infanzia e un’adolescenza difficili a causa del disturbo mentale e poi mi sono ammalato io stesso”, “Mi sento imprigionato nella malattia mentale da tutta la vita e non posso fare niente per guarire”.

Non ancoratevi a questa visione dei fatti, non è realistico da tanti punti di vista.
Sicuramente questo pensiero scaturisce dalla grande sofferenza generata dal crescere con uno o entrambi i genitori con un disturbo mentale. Ma questo dolore, che ci si porta dentro fino all’età adulta, può essere rielaborato con la psicoterapia e, se necessario, anche con l’aiuto di farmaci, trasformando le nostre vulnerabilità in punti di forza.
Sicuramente mettere ordine nella propria infanzia piena di eventi avversi e traumi complessi legati all’avere un genitore con disturbo mentale è molto difficoltoso. Non tutti i momenti della vita sono giusti per intraprendere questo percorso, bisogna sentirsi di farlo.

Una volta terminato il percorso, oltre ad essere felici, avremo anche la possibilità di diventare agenti attivi di cambiamento. Potremo abbattere i tabù dei disturbi mentali parlandone, raccontando la nostra esperienza, come siamo usciti dalla sofferenza e quanto il gene esista, ma sono i fattori esterni a fare la differenza.

Faccio un esempio concreto: se cresciamo in una casa con una madre depressa e ricopiamo i suoi stili di comportamento perché sono quelli che vediamo più di frequente, aumentano le possibilità di sviluppare una depressione.

Gli stili di comportamento che nostra madre mette in pratica inconsapevolmente sono finalizzati a mantenere e rafforzare la depressione perché essere depressa è la modalità più brillante che il suo cervello ha per stare al mondo dopo un trauma gravissimo non elaborato. Cosa succede allora? Ricopiamo involontariamente i suoi schemi di comportamento, perché per noi sono normali, sono quelli che abbiamo sempre visto, non consapevoli che sono quelli di una persona depressa; poi ci stacchiamo dalla famiglia di origine andando a vivere da soli e ci confrontiamo con altri schemi mentali, iniziando a capire che qualcosa non va e a voler cambiare.
Il percorso di crescita ovviamente richiede tempo, perché i comportamenti che mettiamo in atto sono istintivi e sono così da quando ne abbiamo memoria, per cui occorre un lavoro costante e minuzioso.
È un po’ come modellare la roccia. Mi piace tanto questa metafora: la roccia viene scalfita dalle gocce d’acqua ed è un grandissimo lavoro di costanza, precisione e tenacia, ma in natura l’acqua è una delle poche cose che può modellarla e lo fa goccia dopo goccia senza mai fermarsi. Questo processo ci porterà ad essere resilienti e ad avere la capacità di riorganizzarci positivamente davanti alle difficoltà. La vita ci metterà davanti altri ostacoli, lo farà sempre, e noi dovremo essere capaci di allontanarci dalla sofferenza se possibile.

Con questo articolo non voglio escludere la componente genetica, ma sottolineare l’importanza degli aspetti sociali e psicologici, che sono quelli che, lavorando nella giusta direzione, abbiamo il potere di cambiare.
Se vi sentite sopraffatti dalla difficoltà del lavoro da fare su voi stessi, pensate alla goccia di acqua. 
Se lechiedeste come ha fatto a modellare la roccia sicuramente lei direbbe: “L’ho fatta goccia dopo goccia, non è un lavoro che si fa in un giorno”.

Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale“

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