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Itaca blog
23 Settembre 2024

Quella bacchetta magica chiamata DOC

Ognuno di noi può credere di avere il controllo di ciò che accade attorno a sé.
Dal poter prevedere come andrà un esame, quale esito potrebbe avere un colloquio di lavoro, come potrà reagire un caro amico a seguito di una confidenza importante.
Eppure, ad un certo punto, tutto perde di importanza e ci si dimentica completamente di questo presunto potere che crediamo di avere.
La reazione del nostro amico è stata diversa da ciò che ci saremmo aspettati? Beh, non importa. D’altronde, non potevamo di certo controllare effettivamente quell’avvenimento!

Forse vi stupirete quando vi dirò che, invece, per alcune persone è del tutto fuori discussione accettare che qualcosa possa sfuggire al loro controllo, e questo non per presunzione o chissà che. Tra queste, ci sono anch’io.

Come se fossi in possesso di una bacchetta magica, ho sempre pensato di poter controllare ogni cosa attorno a me, ogni evento, anche il più banale, con la semplice ma straordinaria potenza di un mio pensiero.
Per anni ho vissuto in un buio profondo come l’oceano, e tutt’ora posso sentire le sue tenebre avvolgermi.

 

Nella mia mente succedeva qualcosa di strano, qualcosa che talvolta sfiorava addirittura l’assurdo, e mi era del tutto impossibile non porvi l’attenzione o farvi chiarezza. D’altronde, come avrebbe potuto una bambina ingenua sapere che dentro di sé aveva trovato spazio un piccolo mostriciattolo che l’avrebbe infastidita parecchio? Quello che era un fastidioso mostriciattolo sembrava del tutto normale, innocuo, e lei credeva fermamente che tutti avessero qualcosa di simile dentro di sé. Eppure, nel profondo, sentiva che, in un certo senso, quello che le accadeva era qualcosa di insolito, di speciale.

Quella bambina, con il passare del tempo, ha fatto amicizia con il mostriciattolo, si è fidata di lui e ha lasciato che invadesse la sua mente, assediandola, senza scampo. E lui non ha di certo esitato, bensì si è dato da fare alla grande: ha creato un potentissimo uragano nella mente della bambina, un tornado che le ha confuso i pensieri, non lasciando più che lei potesse discriminare tra quelli genuini e quelli intrusivi.
Sì, nella sua mente aveva avuto luogo una vera e propria intrusione, senza che le fosse stato chiesto il permesso, ed essa non si sarebbe conclusa molto presto, tantoché è ancora in atto.
Mille e mille immagini terribili si presentavano ai suoi occhi, frasi che lei non pensava affatto e che non voleva avere nella testa, nel modo più assoluto. Si trovava in balìa dei suoi stessi pensieri, in una prigione in cui era continuamente messa a giudizio e costretta ad obbedire a determinati ordini.

Cosa fare? Come fuggire? Doveva fare qualcosa, doveva agire, non poteva permettersi di stare ferma. E fu così che trovò un modo per provare ad evitare quelle catastrofi.
I suoi puri pensieri e le sue azioni mirate avrebbero impedito ogni cosa brutta che sarebbe potuta capitare, ogni male, come per magia. Ed ecco che la bambina pensò di essere in possesso di una bacchetta magica. Quella bacchetta, però, non sembrava emanare luce come nelle più liete fiabe. Al contrario, la bambina si ritrovava immersa in un buio sempre più vasto.

Com’era possibile? In quel momento, non le era dato saperlo. Avrebbe dovuto navigare in mezzo al buio ancora per un po’, esattamente come gli eroi e le eroine delle favole. Un giorno, poi, quella bacchetta magica che la bambina aveva imparato a maneggiare per far fronte ai pericoli ha avuto un nome: Disturbo Ossessivo- Compulsivo. La diagnosi è stata il primo spiraglio di luce dopo tutti quegli anni di buio immenso.

Bisogna ammettere che, senza il percorso di psicoterapia, non avrei mai potuto prendere per mano la bambina che è in me e accompagnarla verso quella piccola luce. La strada è in piena salita ed è tortuosa, non sempre illuminata, ma a piccoli passi sono pronta a scoprire, insieme alla me-bambina, tutto ciò che si trova al di là di quel buio che ha sempre avuto spazio nella mia esistenza.

Articolo realizzato da Melissa
per il progetto “Attivismo Digitale“