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Itaca blog
19 Settembre 2024

Solitudine e disagio psichico

Sicuramente tutti qualche volta abbiamo sperimentato la solitudine. Si tratta di un’emozione umana universale molto complessa e unica per ogni persona. Infatti a seconda dell’esperienza soggettiva la si può vivere in modi diversi: può avere connotazioni positive e costruttive o, al contrario, portare a uno stato di tristezza.

Anche la scienza ha dimostrato come l’isolamento sociale renda il nostro corpo più vulnerabile con effetti negativi sul nostro cervello. Ma senza scendere nei dettagli scientifici, credo tutti abbiamo ben presente cosa si può provare quando si è soli. Possiamo sentirci incapaci per non essere riusciti ad avere delle persone intorno che colmassero questo vuoto oppure impauriti perché in caso di bisogno o pericolo saremmo soli. Insomma, la solitudine per alcuni non è piacevole ed è accompagnata da pensieri malinconici.

Non dobbiamo però tralasciare come possa avere anche aspetti positivi. Ad esempio, può farci sentire orgogliosi di riuscire nelle nostre cose senza l’appoggio di nessuno e regalarci una sensazione di libertà, perché in quel momento ci stiamo dedicando a noi stessi senza essere condizionati dagli altri.

Con il passare del tempo però, quel senso di indipendenza può non essere abbastanza e l’unico desiderio può diventare la compagnia di un’altra persona con cui condividere gioie e dolori, perché è così, siamo esseri sociali. Difatti la psicologia e la neurofisiologia dimostrano che il nostro cervello e tutto il nostro organismo sono fatti per le relazioni. Nel corso della nostra evoluzione abbiamo imparato a leggere le emozioni altrui, a partecipare e condividere, tanto che da queste capacità dipende la nostra sopravvivenza. Nessuna nostra esperienza si può capire appieno se non nel contesto della relazione.

Credo però che nel disturbo mentale sia necessaria una riflessione ulteriore, perché il tipo di solitudine che sperimenti è diversa. Le persone che ti circondano per lo più ti allontanano, forse anche solo perché non comprendono il tuo stato d’animo, ma il risultato è un rifiuto, un rifiuto da una condizione patologica che nessuno ha chiesto.

E poi c’è un altro senso di solitudine che potrebbe sperimentare chi soffre di un disagio mentale ed è il non essere compresi. Ora capisco che per le persone che non vivono in prima persona un problema di Salute Mentale non deve essere facile immedesimarsi.
Proviamo a pensare al malato che sperimenta quel vissuto e quel vissuto è solo suo e di nessun altro, e non può sentirsi parte di qualcosa, perché ogni tipologia di malessere è differente nel modo di sperimentare il male e soprattutto nel modo di viverla. Questo senso di solitudine è profondamente particolare, pensiamo ad esempio al caso di una frattura ad una mano, può essere che qualcun’altro abbia avuto un episodio simile e ti possa rassicurare dicendoti cose come “starai meglio” o “guarda che magari con il cambio del tempo sentirai un po’ male, ma passa”. Invece nella malattia mentale quel vissuto è proprio solo tutto tuo, i tempi di ripresa sono differenti per ogni persona e anche le ricadute sono diverse, non c’è una regola, non c’è una spiegazione e tutto ciò fa sentire profondamente soli.

Questa riflessione potrebbe risultare un po’ pesante, ma forse è solo in questo modo che si può comprendere a fondo il malessere provato da chi convive con un disagio mentale. Non è facendo finta di niente che si risolvono le cose, e allora cerchiamo di capire che un sentimento di solitudine di fronte alla malattia è un macigno ed è solo stando vicino alle persone a noi care e trasmettendo tanto amore che possiamo far sentire queste persone già abbastanza sfortunate a vivere con maggiore leggerezza e magari consentendogli ogni tanto di staccarsi dai pensieri e dalle pesantezze della vita.

Quindi forza: andiamo contro corrente e cerchiamo di accogliere le diversità! Che poi, se ci riflettiamo bene, nessuno di noi vorrebbe provare quei sentimenti di malessere, e allora perché non fare qualcosa per non farli vivere nemmeno a persone che già devono soffrire abbastanza a causa della loro malattia?

Fonti:
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/neuroscienze/la-solitudine-modifica-il-cervello
http://www.psicosintesioggi.it/psicosintesi/siamo-esseri-sociali-tutto-quello-che-siamo-e-fatto-per-la-relazione

Articolo di Antonia,
per il progetto “Attivismo Digitale“

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