Vorrei parlarvi di un libro che mi ha particolarmente colpita, Sorrow and bliss.
È una storia all’apparenza normale quella raccontata da questo libro, fino a quando veniamo trasportati dentro il dolore della protagonista, così tanto che ce lo fa sentire nostro, lo esploriamo e ci immergiamo con lei, fino al fondo più profondo che esista.
È così che ho sentito la tristezza insieme a lei quando non riusciva a muoversi, rintanata sotto la scrivania per settimane; ho sentito la sua esasperazione quando passano anni e nessun medico riesce a spiegarle cosa non va in lei.
Quando alla fine le viene restituita una diagnosi non viene mai nominata, anzi al suo posto vediamo dei trattini, perché in fondo non è importante per noi conoscerla per sentire il suo dolore, non è necessario etichettarlo per renderlo reale ai nostri occhi, esiste già da ben prima che avesse un nome. L’autrice, Meg Mason, riesce benissimo a farcelo sentire nel suo stato più puro e tagliente, senza mezze misure. Riesce nella missione di farci vedere oltre al suo disagio per non ridurla a ciò, per non dimenticarci di tutte le altre qualità che la contraddistinguono, della sua energia, bellezza, curiosità, intelligenza, che rischierebbero di venire brutalmente oscurate. Ma odiamo la protagonista quando i suoi comportamenti sono assurdi, quando lancia oggetti, tratta miseramente il marito, che con amore e pazienza mette a posto i suoi disastri, la odiamo quando anziché apprezzare il suo sforzo nel starle accanto nei momenti di peggiore agonia decide di scagliarsi contro di lui: ed è proprio il bello di questo romanzo, il fatto che non possiamo sempre empatizzare con la protagonista, a volte proprio non riusciamo a capirla. Vediamo come il dolore non è solo suo, è anche di chi le sta intorno, che non sempre riesce ad alleggerirlo, a volte ne è vittima impotente tanto quanto lei.
Ma non è solo una storia di una malattia, è una storia di una vita che sembra troppo rotta ma che alla fine trova un senso, è una storia di mancanza di speranza e di riscatto, è una storia di famiglia, amore, figli, madri, padri, sorelle, amici, incomprensioni, paura e coraggio, tanto tantissimo dolore, quasi più di quanto sembra umanamente tollerabile, e tante risate.
È una storia dove niente ha senso e tutto è sbagliato, ma poi tutto trova un suo posto, di una vita che può essere ancora scritta. È lo spaccato di una realtà vera, senza filtri, senza stigma, senza vergogna; È sorrow, cioè dolore, ma anche bliss, la gioia.
E infatti la sua vita è un alternarsi di depressioni che fanno così male anche agli spettatori: ‘Ecco com’era la vita e come è continuata per tre anni dopo. I rapporti cambiavano da soli, rotti, completamente a posto, una vacanza, una perdita d’acqua, lenzuola nuove, buon compleanno, un tecnico tra le nove e le tre, un uccello ha sbattuto contro la finestra, voglio morire, per favore, non riesco a respirare, ti amo, non ce la faccio più, entrambi pensando che sarebbe stato così per sempre’; insieme a così tanto amore, pazienza, affetto, che lo sentiamo anche noi nel cuore, insieme a lei. È una vita che sembra destinata a rimanere spaccata in due per sempre, fino a quando realizziamo che tutto può ancora cambiare.
Quando ce lo chiediamo anche noi, insieme a lei, qual è il senso del suo dolore, se mai si possa trovare un senso a una vita che sembra rovinata per sempre da una malattia, troviamo la risposta:
‘Mi chiedo, c’è qualche modo in cui tu possa capire che tutto quello che hai passato ha un senso? È per questo che senti tutto e ami più intensamente e combatti più ferocemente di chiunque altro? È per questo che sei l’amore della vita di tua sorella? È per questo che un giorno sarai una scrittrice di molto più di una piccola rubrica di supermercato? Martha, quando sei in una stanza, nessuno vuole parlare con nessun altro. Perché succede, se non per la vita che hai vissuto, come qualcuno che è stato raffinato dal fuoco? E sei stata amata per tutta la tua vita adulta da un solo uomo. Questo è un dono che non molte persone ricevono, e il suo amore testardo e persistente non è nonostante te e il tuo dolore. È a causa di chi sei, che è, in parte, un prodotto del tuo dolore.’
E forse il senso non c’è, ma si può costruire da zero: sono le esperienze terribili che ci rendono più interessanti, completi, che ci fanno sentire la gioia, vivere e parlare, in un modo completamente diverso da chi saremmo senza essere stati modellati dalla sofferenza. È un dolore che muta forma: viene canalizzato in una direzione diversa senza nemmeno mai scomparire. Infatti alla fine della storia capiamo che non c’è bisogno che scompaia perché lei possa cominciare a vivere davvero: lei è sé stessa anche grazie a lui. Allora riesce nella missione di mostrarci la forza intrinseca nella debolezza, la bellezza e le lezioni che impariamo solo dalle tragedie.
Pensavo di essere stata io a trovare questo libro per caso, ma la verità è che ha trovato lui me, quando avevo bisogno di immergermi nella complessità umana per trovare un senso alle cose che spesso sembrano non avercelo, per ritrovare(o meglio, farmi trovare da) la voglia di scrivere e immaginare, che forse sono gli unici palliativi quando ci dimentichiamo che siamo un mondo di altre cose, oltre al dolore.
Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale”