“Il bello della musica è che quando ti colpisce non senti dolore”.
Questa celebre frase di Bob Dylan racchiude un semplice quanto prezioso messaggio.
L’ amore per la musica è comune a tutti gli esseri umani, o quasi; la musica emoziona, fa riflettere o semplicemente ti ricarica, ti fa ballare. La musica è costantemente nelle nostre vite, ma è presente con più forza in alcuni di noi e io credo di essere tra queste persone, vista la mia forte passione per il canto.
La scienza dimostra che la musica, in particolare l’atto del suonarla e di esserne quindi parte attiva, aumenti notevolmente il benessere psico-fisico delle persone. Quando per esempio cantiamo, l’organismo rilascia endorfine e in maggiore quantità rispetto ad un semplice ascolto passivo. Le endorfine comportano un senso di benessere, contribuiscono a migliorare il ritmo sonno-veglia e a tollerare meglio il dolore sia fisico che emotivo.
Una ricerca del 2019 ha rilevato che persone affette da depressione maggiore e inserite in un gruppo di terapia corale, hanno mantenuto una sintomatologia più stabile rispetto a coloro che non praticavano l’attività. La musica è in grado di abbassare i livelli di cortisolo e di aumentare quelli di dopamina favorendo una migliore gestione dello stress e un maggiore senso di benessere. Uno studio del 2004 ha dimostrato scientificamente che il canto contribuisce anche a migliorare le difese immunitarie: l’indagine ha infatti rilevato un aumento dei livelli di immunoglobulina a seguito di una sessione canora.
Io ho sempre amato cantare. Non ho ancor oggi una degna cultura musicale né un genere che prediligo; canto e ascolto ciò che mi genera una vibrazione, amo riflettere con i testi di De Andrè, emozionarmi con Battiato e poi fremere per l’atteso concerto dei Pinguini Tattici Nucleari. Ascolto ciò che mi appartiene in quel momento e da brava ciclotimica quale sono, zompetto qua e là di continuo.
Nella mia ultima fase depressiva a salvarmi sono stati gli affetti, i farmaci e non per ultima la musica.
Ogni attività creativa, dalla poesia alla pittura, dal giardinaggio al canto, genera un forte beneficio alle persone che, come me, hanno tante emozioni, tanta energia dentro che necessitano di poter veicolare e scaricare. Questo permette di prevenire, almeno in parte, i picchi di euforia che portano inevitabilmente a quei pericolosi tuffi nel buio più profondo.
Il canto è per me una ricarica di dopamina, una medicina che non ha controindicazioni o effetti collaterali. La musica mi ha spesso aiutata a sopravvivere quando la mia mente voleva solo morire, è il mio scudo: quando percepisco il fiato sul collo del mio mostro nero, io alzo il volume e provo a non ascoltare tutte le sue vibrazioni negative e i suoi giudizi. Spesso si spaventa e se ne torna silente; spesso, non sempre.
Quando non basta, la musica diviene in ogni caso una dolce compagna che garbata lotta per ricordarmi che prima o poi tornerò a percepire quel brivido con cui la vita mi incita a riprovare ancora una volta, perché, anche se in quell’ abisso sembra impossibile, ne vale la pena sempre.
Articolo di Samantha,
per il progetto “Attivismo Digitale“