C’è stato un periodo della mia vita nel quale non stavo bene, tanti pensieri affollavano la mia testa e difficilmente riuscivo a districarli e lasciarli andare per tornare al presente.
Mi è sempre piaciuto scrivere per liberare la mente dalle tempeste che la tormentavano, ma ero arrivata a un punto nel quale questo non bastava più. Ho allora ricominciato a disegnare, dipingere, trovare modi alternativi per buttare fuori le cose che sentivo dentro, che non erano solamente parole ma anche immagini ed emozioni.
Utilizzare il proprio vissuto e trasformarlo in arte ha una doppia funzione: aiuta chi la crea a sentirsi più leggero, aiuta chi la riceve a sentirsi compreso.
Proprio per questo ho deciso di parlare di un album che ha aiutato me in primis a sentirmi compresa, meno sola, e allo stesso tempo ha aiutato chi lo ha composto a canalizzare il suo malessere e trasformarlo in qualcosa di utile per sé e per gli altri.
Sto parlando di “Petals For Armor”, di Hayley Williams, cantante della band statunitense “Paramore” uscito nel maggio 2020, album che rappresenta un viaggio introspettivo che ripercorre le emozioni provate da Hayley durante l’analisi dei suoi traumi personali.
Per molti di noi il 2020 non è stato un anno facile, personalmente stavo forse affrontando il periodo più intenso di psicoterapia e stavo scoprendo e riscoprendo parti di me che non conoscevo ancora a pieno. Quell’anno ho iniziato a sperimentare cosa volesse dire provare rabbia.
Per la persona pacata che sono, un’emozione così forte come la rabbia mi ha colta alla sprovvista e totalmente impreparata a gestirla.
La rabbia è la prima protagonista di questo viaggio e, nel primo singolo Simmer, viene descritta come qualcosa che si insinua dentro di noi, sedimenta, sta in silenzio; pensiamo di averla domata e invece sta lì in attesa di esplodere.
Nasce dunque l’esigenza di ritornare alla calma, contando fino a dieci per non lasciarsi sopraffare da essa. Ecco, la rabbia mi ha sempre colta come un tornado che non sapevo placare. Ritornare al respiro mi aiuta a calmare le acque e a riconoscere l’emozione che sto provando, in attesa che faccia il suo corso per poi andar via.
In Over Yet un verso recita “Try to stay open, make it your friend”. Con questa frase Hayley ci invita a non chiuderci ogni volta che proviamo un’emozione che non ci piace, ma al contrario accoglierla come fosse un’amica, perché alla fine tutto ciò che sentiamo può aiutarci a crescere e ad andare avanti.
Per mia fortuna/sfortuna ho trascorso l’intero lockdown in solitudine. Certo, non mancavano chiamate e videochiamate con amici e parenti, ma il tempo passato con me stessa è stato di gran lunga superiore al resto.
Questo tempo imprevisto che ci è stato dato è stato per me un’occasione per continuare il lavoro su me stessa.
All’interno dell’album ci sono due pezzi che possono descrivere ciò che stavo vivendo.
Il primo è Cinnamon: un inno all’indipendenza, al ritrovarsi in se stessi e nel proprio corpo. Hayley parla di casa sua come di un posto in cui ci sono segni di solitudine, ma allo stesso tempo colloca la sua casa nel suo essere donna. Si ritrova, dopo tanti anni in cui si era persa, e dice di non essere sola, ma libera.
Ritrovarsi nel proprio corpo, arrivare ad accettarsi, piacersi, trovare il proprio centro, penso sia una delle conquiste più belle che una persona possa raggiungere. Personalmente il mio viaggio in questa direzione è ancora in atto, ma il fatto di sapere di non esser sola, che tante altre persone vivono qualcosa di simile è un piccolo passo verso l’accettazione di cui parlavo prima.
L’altro pezzo è Roses/ Lotus/ Violet/ Iris.
In questa canzone Hayley paragona il proprio Essere a un fiore. Ci invita a riflettere sul fatto che ognuno di noi è un fiore diverso e bello a modo suo e di conseguenza ciascuno ha i propri tempi per prendere contatto con le sue radici, crescere e sbocciare.
Questa è la canzone dell’album che preferisco, perché è quella da cui mi sento maggiormente rappresentata.
Capita abbastanza spesso che io paragoni la mia vita a quella degli altri, sentendomi puntualmente in ritardo. Forse basterebbe ricordarsi che solamente perché sono un “fiore” diverso da quelli che mi circondano, solamente perché sto impiegando un po’ più di tempo a crescere e costruirmi, non vuol dire che valga meno degli altri.
A volte forse basterebbe ricordare che ciò che sento io è in realtà ciò che sente la maggior parte della gente che mi circonda.
Altre tematiche affrontate nell’album sono la paura di perdere qualcuno di caro, del lutto, entrambe presenti in Leave it Alone. Si parla di amicizia in My friend, di quegli amici che le sono stati vicini nei momenti più bui del suo percorso; di amore, di quello perso e ritrovato in Pure Love, Taken, Crystal Clear, che va a chiudere l’album con un tono positivo, quello di chi non ha perso la speranza e, nonostante tutto, continua ad andare avanti perché si è reso conto che aver ritrovato se stessi vuol dire aver ritrovato anche l’amore per la vita.
Articolo realizzato da Ylenia,
per il progetto “Attivismo Digitale“