La parola “Yoga” deriva dalla radice sanscrita “Yuj”, che significa “unire”, poiché secondo le scritture yogiche porta all’unione della coscienza individuale con quella della coscienza universale, portando ad una perfetta armonia tra mente e corpo, uomo e natura. Lo scopo dello yoga è la “realizzazione del sé”, superando tutte le sofferenze che portano ad uno stato di liberazione (Moksha) e di “libertà” (Kaivalya).
Ha radici lontane nel tempo, risale infatti a migliaia di anni fa. Il periodo che va dal 500 a.C. al 800 d.C. è considerato quello più fertile e importante nello sviluppo e nella storia dello yoga. Grazie ai molti studi che nel tempo si sono susseguiti oggi possiamo beneficiare di una vasta scelta di tecniche che fanno bene al fisico e alla mente.
Ci sono differenti tipologie di yoga tra cui Jnana-yoga, Bhakti-yoga, Karma-yoga, Dhyana-yoga, Patanjala-yoga, Kundalini-yoga, Hatha-yoga, Mantra-yoga, Laya-yoga, Raja-yoga, Jain-yoga, Buddha-yoga ecc.
Lo yoga è una pratica che apporta numerosi benefici sia alla salute fisica, che a quella psichica. Tonifica il corpo, contribuendo a migliorare la salute muscolare e a rafforzare le ossa. In particolare, le asana in posizione eretta rafforzano le gambe e aiutano a riallineare la spina dorsale, promuovendo una postura corretta. Queste posizioni attivano l’energia corporea, stimolando il sistema nervoso e contribuendo a correggere molte asimmetrie posturali. Inoltre, le asana in piedi sono spesso associate all’apertura del torace, il che favorisce la circolazione sanguigna.
Nelle posizioni di torsione, lo yoga ha un effetto purificatorio, aiutando a sciogliere tensioni e disturbi spinali nei fianchi e all’inguine. Le piegature all’indietro nel yoga energizzano, tonificano e stimolano il corpo. Stimolano anche le ghiandole surrenali, aumentando la capacità di gestire lo stress e prevenendo esaurimenti nervosi. D’altro canto, le piegature in avanti hanno un effetto calmante. Queste posizioni comprimono gli organi addominali, favorendo il rilassamento dei visceri e, di conseguenza, del sistema nervoso ortosimpatico. Questo si traduce in una diminuzione del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa, nonché in un rilassamento degli organi di percezione, liberando lo stress accumulato attraverso di essi.
Oltre ad aiutare nella gestione dello stress e dell’ansia e sebbene non sia un sostituto per la terapia o il trattamento medico, lo yoga può contribuire positivamente al benessere mentale delle persone affette da alcuni disturbi mentali,come depressione, ansia generalizzata, disturbi dell’umore, disturbo post traumatico da stress, stress e disturbi psicotici come la schizofrenia e l’abuso di sostanze.
Uno studio ha preso in esame più di 1000 pazienti con una varietà di diagnosi di disturbi mentali, tra questi, i partecipanti praticavano diversi tipi di yoga con sessioni settimanali di durata variabile dai 20 ai 90 minuti. Indipendentemente dal tipo di yoga scelto, ogni programma prevedeva almeno il 50% di movimento fisico.
L’analisi ha mostrato che la pratica dello yoga era associata ad una riduzione dei sintomi depressivi e gli effetti positivi sono stati più evidenti nei casi depressione e schizofrenia. In più, è stato osservato un effetto dose-dipendente: maggiore era il numero di sessioni settimanali di yoga, più consistente era la riduzione dei sintomi depressivi.
Inoltre, gli studi hanno dimostrato che lo yoga può aiutare a contrastare il declino cognitivo della memoria e altre abilità legate all’età, poiché è stato dimostrato che aree come l’ippocampo e corteccia cerebrale erano più spesse nelle persone che praticavano yoga invece che chi non lo praticava, aree che tipicamente si restringono con l’età.
Inoltre, lo yoga è associato a un umore migliore, perché aumenta i livelli del GABA (acido gamma-aminobutirrico) che è associato appunto ad un umore migliore e alla riduzione di ansia. E, come la gran parte degli esercizi fisici, permette il rilascio di altre sostanze che agiscono sul nostro umore come dopamina, serotonina e norapinefrina.
Infine, la meditazione è stato dimostrato che riduce l’attività del sistema limbico, questo vuol dire una reazione più moderata di fronte a situazioni stressanti.
Articolo di Antonia
per il progetto “Attivismo Digitale”