16 Febbraio 2023

Tutelare la Salute Mentale materna e della coppia genitoriale nel periodo perinatale, ossia dall’inizio della gravidanza al termine del primo anno di vita del bambino, è oggi riconosciuta come una priorità di salute pubblica a livello internazionale.

È di fondamentale importanza garantire ascolto e supporto appropriati allo stato emotivo della donna che vive un profondo cambiamento biologico, psicologico e sociale a partire dalla scoperta della gravidanza. L’attesa e la nascita di un figlio sono due eventi profondamenti delicati e che smuovono i mondi interni di ciascuna donna: infatti, oltre ai cambiamenti fisiologici del corpo (nella sua accezione di “fisico” che si modifica in previsione di contenere, sia nei termini di cambiamenti ormonali), coesistono numerosi cambiamenti intrapsichici.

Ciò che viene richiesto nel diventare genitore è un nuovo adattamento nello stile di vita nonché nel ruolo che si ricopre nella società. Queste modifiche possono, talvolta influenzandosi a vicenda, comportare un maggior rischio di sviluppo di disturbi mentali, considerando anche il periodo di particolare vulnerabilità della donna.

Spesso sono condizioni transitorie, si pensi al maternity blues che emerge tipicamente 2-3 giorni dopo il parto e scompare entro circa dieci giorni, portando con sé instabilità dell’umore, ansia, pianto frequente e stanchezza. A volte però, in presenza di particolari condizioni di preesistente vulnerabilità, possono svilupparsi veri e propri disturbi mentali.

In aggiunta, non sempre il momento del parto si presenta come tanto si è sperato: possono insorgere complicazioni e situazioni difficili che sono tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di disturbi dell’umore e d’ansia nel post-partum. La frequenza e la gravità dei sintomi variano a seconda del momento della gravidanza, del supporto sociale reale e percepito e della Salute Mentale preesistente della donna. Infatti numerose ricerche evidenziano come la depressione prenatale ed elevati livelli di ansia in tarda gravidanza siano un forte predittore della depressione postnatale. Inoltre un importante livello di stress in gravidanza ha notevoli ripercussioni sul neuro sviluppo del feto.

Da una recente analisi, i disturbi d’ansia e quelli depressivi colpiscono rispettivamente circa il 13% e il 12% delle donne durante la gravidanza. La prevalenza del disturbo depressivo nel primo anno dopo il parto è stimata fra il 10% e il 15%. I disturbi mentali più gravi, fra i quali il disturbo bipolare e il disturbo depressivo grave con sintomi psicotici, sono invece molto più rari (1-2/1000). Il rischio di sviluppare per la prima volta uno di questi disturbi è più elevato nei primi tre mesi dopo il parto che in qualsiasi altro momento della vita di una donna.

Durante la pandemia da COVID-19 si è riscontato un aumento delle donne con un rischio di depressione nel periodo perinatale, passando dall’11,6% nel 2019 al 13,3% nel 2020, fino al 19,5% nel periodo tra gennaio e settembre 2021 e al 25,5% nel periodo tra novembre 2021 e aprile 2022. L’indagine, pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, ha coinvolto più di 14.000 donne che hanno eseguito lo screening nel periodo 2019-2022. I dati riportati evidenziano l’urgenza di monitorare il benessere psicologico delle donne nel periodo perinatale. L’attuazione di programmi di screening e di prevenzione permette di identificare le donne a più alto rischio di ansia/depressione: in questo modo, oltre alla fondamentale tutela del benessere psicofisico della donna, è possibile favorire il miglioramento della relazione madre-bambino. È intuibile come una condizione di particolare disagio psicologico e sofferenza mentale non permetta una corretta e genuina interazione precoce con il bambino, comportando notevoli conseguenze a breve e lungo termine sullo sviluppo socio-affettivo ed emotivo del piccolo.


Articolo realizzato da Arianna,
per il progetto “Attivismo Digitale