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Itaca blog
19 Settembre 2024

Aftersun: la memoria di un’ordinaria storia di padri e figlie

“Aftersun” è un piccolo gioiello.
La storia è semplice: sullo sfondo di un resort di una località balneare della Turchia degli anni Novanta, un padre divorziato alla vigilia dei suoi trentuno anni, Callum, e sua figlia undicenne, Sophie, trascorrono insieme alcuni giorni delle vacanze estive.
Scortati da una piccola telecamera, Callum e Sophie parlano, scherzano, si raccontano, fanno bagni, sembrano divertirsi e stare bene. Il video registra tuffi, pose buffe, sguardi complici: non riprende le crisi di pianto, i primi baci a stampo, le sigarette fumate di nascosto.

C’è tutto in questo film.
C’è la differenza di genere: il papà che chiede a Sophie di promettere di raccontargli sempre tutto quello che le succederà, che prova a spiegarle che dovrà sapere sempre come difendersi.
C’è la classe: Sophie si accorge che il padre non può permettersi un tappeto che pure sembra molto piacergli, vede la differenza tra le sue consumazioni in piscina e quelle degli altri ospiti del resort che con i loro braccialetti “all inclusive” sembrano poter accedere a un mondo di aranciate e coca cola a loro precluso.
C’è la famiglia: quella che Callum ha formato a venti anni quando ha avuto una figlia e si è sposato, quella divisa di Sophie tra un papà che non sa ancora cosa farà da grande e una mamma da cui tornare sempre.

C’è, soprattutto, non solo o non tanto il legame tra un giovane padre e la figlia undicenne, ma il tentativo di ricostruire tramite il ricordo quel legame.
La memoria e la sua formazione sono il leitmotiv fin dall’inizio: nella camera d’albergo, appena arrivati, in un dialogo che anche fisicamente proietta un’alternanza dentro/fuori, Sophie sul letto chiede a Callum sul balcone cosa faceva alla sua età, cosa aveva ricevuto al suo compleanno, come si immaginava da adulto.
Pieno, ricco, con molteplici piani di lettura, “Aftersun” ricorda un po’ il tocco gentile e straziante del Dolan di “Mommy”, un altro film in cui genitori e figli forgiano e costruiscono ora dopo ora, insieme, la propria identità, alternando il punto di vista esterno della narrazione allo sguardo soggettivo dei protagonisti (in “Aftersun” alcune scene della ripresa con la videocamera ricordano il toccante momento in cui Steve di “Mommy” apre letteralmente l’inquadratura claustrofobica 1:1 dello schermo).
La videocamera, come la memoria, rappresenta una selezione. E cosa sono il cinema, e l’arte in generale, se non una selezione a loro volta?

“Aftersun” è il primo lungometraggio di Charlotte Wells, sceneggiatrice e regista scozzese di trentacinque anni che, partendo dalla sua esperienza autobiografica, mette sul piatto tantissimo materiale e riesce con un tocco delicato e carico d’affetto a plasmarlo per ricostruire una relazione così intima eppure così comune. Lo fa con delle immagini cariche di colori, con una colonna sonora che spazia dai Queen a David Bowie, con un piacere che è quasi fisico perché, come ci ricorda la scrittrice premio Nobel Annie Ernaux, “la sola vera memoria è materiale”.
Il punto di vista è quello di Sophie e per quasi tutto il film crediamo sia quello della ragazzina nel momento in cui vive le settimane prima del rientro a scuola insieme al papà. Ci rendiamo conto più avanti però che in realtà quella che scorre sotto i nostri occhi è una ricostruzione della Sophie adulta, da poco diventata mamma, che ha appena compiuto l’età che Callum aveva in quella ormai lontana vacanza, una ricostruzione fatta dai ritagli di quelle registrazioni che Sophie guarda in cassetta al televisore e dei suoi tentativi di decifrare quello che ha davanti.
E allora ecco il nucleo reale del film: non tanto il legame di affetto, di complicità, di amore tra i due, quanto la difficoltà e la spinta della nostra memoria di interpretare e capire ciò che ci circonda che può essere tanto più doloroso quanto più a cuore ci stanno i ricordi che cerchiamo di creare. I ricordi non esistono da soli, ogni giorno portiamo avanti un atto che non è mai neutro ma presuppone sempre un’attività creativa, che coinvolge non solo le nostre emozioni, ma anche i nostri sensi.

“Aftersun” è un film di Charlotte Wells del 2022 ed è disponibile sulla piattaforma di streaming MUBI.

 

Articolo realizzato da Maria,
per il progetto “Attivismo Digitale“

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