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Itaca blog
20 Settembre 2024

Ascolta il tuo corpo

La depressione è anche e soprattutto una malattia del corpo.

La convinzione che la depressione sia qualcosa di impalpabile ed etereo è fin troppo diffusa nel sentire comune. Durante la malattia, è come se il nostro corpo ci stesse dicendo “io non riesco ad andare avanti così, fai qualcosa sennò qua non so come finisce”.


“È tutto nella tua testa” è un’espressione che in questi casi si sente ripetere spesso, ma non è così semplice.

Ho provato in prima persona gli effetti sul corpo di questo disturbo. Durante questo periodo nero pesavo 20 kili meno del solito mentre durante la cura sono arrivato a pesarne 20 in più.

Ad un certo punto sono stato costretto a lasciare il posto di lavoro per prendermi il tempo necessario per le cure. Ho sentito il campanello d’allarme suonare davvero forte quando non sono più riuscito a muovere le mani sulla tastiera e sul mouse dell’ufficio. Ogni movimento, ogni attività, era molto difficile da eseguire e, a fine giornata, l’unica cosa che fossi in grado di fare era mettermi a letto, sia per provare a riposare, sia per fuggire dalla mesta realtà che stavo vivendo. Purtroppo però, il sonno era ben poco: quando andava bene dormivo quattro ore a notte, questo per diverse settimane; raramente era un sonno profondo, tranquillo e riposante. Ogni cosa, anche semplice, richiedeva un dispendio di energie sproporzionato rispetto all’attività: pulire casa, farsi la doccia, fare il bucato, cucinare.

Questo vale anche per attività di tipo intellettuale: il livello di concentrazione era molto basso. In quel periodo ero una specie di docente, l’unica cosa che mi ha salvato dal licenziamento era il fatto di aver imparato a memoria, come un copione, il programma e lo svolgimento delle lezioni. Mentre spiegavo era come se stessi recitando, come se qualcun altro si fosse impossessato del mio corpo e stesse lavorando al posto mio. Fuori da questi binari ero estremamente rallentato, quasi narcolettico. 

Durante una sessione di terapia, le parole uscivano talmente lente e i discorsi erano talmente dilatati che abbiamo dovuto interrompere perché non se ne cavava un ragno dal buco.

Durante i ricoveri ho fatto dei filmati che ho poi condiviso con i miei amici per farmi sentire e fargli capire che, nonostante tutto, ero ancora vivo. Ripulendo il telefono per mancanza di spazio mi ci sono imbattuto e, credetemi, la persona che parla nella fotocamera non è la stessa che sta scrivendo adesso.
La faccia è diversa, monoespressiva e rassegnata, la voce è diversa, flebile e tremolante, anche l’andatura che si percepisce non è più la stessa, lenta, incerta e avanzante più per inerzia che per una vera volontà di andare da qualche parte.

Tutte queste cose non sono impalpabili, sono sintomi ed effetti collaterali molto concreti e davvero poco romanzabili di un disturbo che potrebbe capitare a chiunque, anche senza una particolare motivazione esterna.

Tutte queste cose sono campanelli d’allarme che non devono essere presi sottogamba.

Banalmente, come può una persona funzionare bene senza dormire e senza mangiare?

Tutta la situazione è un insieme di diversi fattori e, senza prendere provvedimenti per tempo, diventa un fuoco che si autoalimenta: si sta male e quindi non si dorme e non si mangia, si sta ancora peggio perché non si dorme e non si mangia.

Queste sono testimonianze reali di un caso, ognuno è fatto diversamente e con una storia diversa: c’è chi non mangia e chi mangia troppo, c’è chi non dorme e chi dorme troppo e così via. Il dolore è reale e i pensieri sono confusi e ovattati.

La depressione è una malattia anche e soprattutto del corpo, non mi stancherò mai di ripeterlo.