02 Maggio 2024

In un mondo frenetico dove le relazioni spesso sono superficiali, ci siamo mai fermati a riflettere su come guardiamo le persone? Davanti allo specchio della vita, molti di noi faticano a comprendere davvero chi ci sta di fronte. Non per incapacità, credo più per “inesperienza”.

Lo sguardo aiuta a definire i contorni di un viso, ma è la sensibilità che coglie espressioni ed emozioni.

Ognuno di noi ha filtri che il prossimo non conosce e talvolta la mancata attenzione porta a incomprensioni che ci allontanano dalla possibilità di entrare in empatia con gli altri. Non basta relazionarsi, occorre scendere in profondità, con rispetto e senza giudizio. Guardare le persone e fermarsi un attimo prima di pronunciare definizioni affrettate. Parenti, conoscenti, amici… nessuno escluso.

Proviamo a guardare le persone immaginando noi stessi al loro posto: come vorremmo essere percepiti, capiti, compresi e accolti? Nel migliore dei modi? Nel più onesto? Nel più naturale? Bingo! Dovremmo essere guardati in modo naturale, e dovremmo permettere agli altri di farlo.

Qui, il secondo punto: guardare è uno scambio, un’interazione dove siamo coinvolti in modo reciproco. Perché? Perché la salute mentale è un aspetto che riguarda tutti noi, non solo chi soffre di una specifica patologia riconosciuta da un certificato. Prima e dopo una diagnosi, di depressione, di bipolarismo o di qualsiasi altra malattia, esiste la persona. Una persona con una storia, delle esperienze, dei sentimenti da non sottovalutare.

Come la guardate? Talvolta è importante riconoscere al prossimo la libertà di essere sé stesso, senza giudizio. Di relazionarsi, senza sospetto. Per conoscere oltre la superficie, un mondo fatto di emozioni e vissuti che spesso non cogliamo.

Il mio vuole essere un invito a porci la domanda per primi e poi chiedere al prossimo. Talvolta anche il nostro punto di vista prende il sopravvento, invece è proprio nel momento in cui ci si guarda con occhi diversi, che diventiamo pari, continuando a studiare il vocabolario della vita e degli stati d’animo delle persone che incontriamo.
Talvolta potremmo rischiare di generare fraintendimenti, di sbrigare la pratica sottovalutando l’impatto emotivo dei nostri giudizi, ma esiste un filo sottile che lega le anime, le più sensibili. Non siamo forse tutti anime sensibili? Davvero ci accontentiamo di scambi frettolosi e distratti nella vita sociale di tutti i giorni? 

Nella sfera della salute mentale anche uno sguardo può avere un impatto profondo. Le parole assumono pesi differenti e i toni possono trasformarsi in sentenze superficiali che feriscono.

Le relazioni interpersonali, se basate sull’empatia e sull’ascolto, possono diventare un luogo di scambio prezioso. Un luogo dove dare e ricevere supporto, dove accogliere le fragilità e le debolezze senza giudizio.

Ricordiamo: non sempre una persona che piange è debole, e non sempre chi non piange è forte. Spesso chi nasconde meglio il dolore è proprio la persona che abbiamo di fronte. Come la stiamo guardando?

Articolo di Eleonora
per il progetto “Attivismo Digitale