02 Febbraio 2023

Ti è mai capitato di far cose controvoglia solo per paura di perdere il momento?
Oppure di passare ore e ore a scrollare una home page di un social network qualsiasi giusto per esser sicuro di non perderti niente?O ancora, hai la sensazione di essere indietroanni luce rispetto ai tuoi coetanei?
Non preoccuparti, è normale. Quello che stai provando ha un nome, è stato studiato e ha una cura: FoMO.

“FoMO” è l’acronimo inglese di “Fear of Missing Out”, ovvero la paura di perdersi esperienze ed eventi a cui partecipano altre persone, specialmente amici e conoscenti, e va a braccetto anche con il desiderio di essere costantemente connessi agli altri.
Se l’idea di essere fuori da eventi sociali dei tuoi amici ti provoca ansia, paura o stress, se senti l’impulso del doverti tenere sempre in contatto con le altre persone, probabilmente sei di fronte a un episodio di FoMO.

Sebbene ci siano testimonianze della presenza della FoMO da diversi secoli, viene studiata solo da qualche decade: il primo studio risale al 1996 a opera del Dr. Dan Herman, ideatore del termine.

Al giorno d’oggi questo fenomeno è assai diffuso soprattutto a causa di un utilizzo spropositato dei social network che possono minare la percezione del sé e il generale stato di benessere dell’individuo. È risaputo come i social da un lato ci aiutino a sviluppare nuovi rapporti, migliorare le nostre conoscenze e a mantenere quelle relazioni lontane che sfidano il tempo e la distanza. D’altro canto però, questo nuovo modo di comunicare ha anche innescato una serie di conseguenze negative sulla percezione della realtà che circonda l’individuo portandolo a un costante confronto con l’altro.
Chiariamoci, nessun uomo è un’isola e saremo sempre posti davanti al confronto con gli altri e, se questo viene fatto in termini di crescita e non distruzione, può fare bene al proprio percorso. Una di queste conseguenze negative è proprio la FoMO.

Ma cosa causa questo fenomeno?
Alla base possiamo avere un basso livello di autostima e ansia sociale che, intesa come la costante sensazione di essere giudicati dagli altri, porta sempre a voler carpire i segnali di approvazione o disapprovazione, oltre che a confrontare la propria vita con quella degli altri.
La FoMO può essere vissuta da persone di tutte le età, ma ha una maggior incidenza sulla popolazione più giovane data la correlazione all’utilizzo frequente degli smartphone.

A partire dalla FoMO sono stati sviluppati concetti simili:

Nomofobia (No Mobile Phobia): paura di restare senza cellulare, restando esclusi dalla rete sociale, reale e virtuale

FOBO (Fear of Better Options): si riferisce alla paura di perdere alternative potenzialmente migliori

– MOMO (Mystery of Missing Out): si riferisce alla paura di perdersi qualcosa ma non avere alcun indizio su ciò che ti stai perdendo

ROMO: (Reality of Missing Out): si riferisce al sapere che non ti stai perdendo nulla

FOJI (Fear of Joining In): la paura di condividere cose sui social media senza ottenere alcuna risposta

JOMO (Joy of Missing Out): è l’opposto della FoMO e si riferisce a sentimenti positivi riguardo alla perdita o alla disconnessione dai social media.

Sebbene la FoMO non rientri nella Classificazione Internazione delle Malattie (ICD) o nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) è indubbio come la sua presenza persistente possa portare a un peggioramento della qualità della vita da un punto di vista fisico (tensione, nervosismo, insonnia, stanchezza), ma anche psicologico (ansia, depressione, bassa autostima).

Probabilmente una piccola parte di FoMO ci farà sempre compagnia, però si può imparare a tenerla sotto controllo. Studi hanno indicato come miglior soluzione la psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, andando a ricercare i fattori che inducono ansia, aspettative riposte su se stessi e non, per imparare a gestire il carico emotivo che queste comportano.

Personalmente ho sperimentato questa sensazione nella mia vita più volte e su più livelli. Da una parte la costante sensazione di essere indietro rispetto ai miei coetanei mi ha bloccata dall’andare avanti, e spesso mi ha fatto sentire sbagliata quando in realtà non era così. Dall’altra ho vissuto momenti dove vedere amici e conoscenti fare cose e divertirsi mi ha spesso fatta sentire sola.
Se tutti per un momento ci concentrassimo sul fatto che ognuno di noi vive un proprio percorso personale e credessimo fermamente su chi siamo e sul flusso entro il quale esistiamo forse inizieremmo a vivere meglio. Spesso ci dimentichiamo che le persone parlano (e pubblicano) volentieri solo delle cose che vanno bene e difficilmente di ciò che va male. È davvero improbabile pensare che a una persona vada tutto bene perché, semplicemente, siamo tutti umani.

È anche vero che non è semplice. Io ho ottenuto questo tipo di consapevolezza, che ogni tanto vacilla, solo dopo anni di psicoterapia dove non ho fatto altro che imparare a conoscermi, ascoltarmi, dare un valore alla mia persona e alle mie fragilità, a essere grata di ciò che avevo. Ho imparato quanto sia importante per me dare priorità a quello di cui ho bisogno e la verità è che da allora non ho mai perso niente, anzi ci ho guadagnato in benessere.

Dunque, a te che stai leggendo, se ti rivedi in queste parole voglio dirti che non sei sola, non sei solo.
Succede troppo spesso di perdersi nei meandri delle proprie convinzioni e paranoie, ma a volte basta davvero fermarsi e chiedersi: ma io cosa voglio davvero? Ho davvero bisogno di essere lì in questo momento? Che benefici ne trarrei? Ho davvero bisogno di condividere ogni istante della mia vita solo per cercare l’approvazione altrui? Per cosa sono grata oggi?

Tutte le risposte che cerchi sono dentro di te, perché, alla fine dei conti, Tu sarai sempre la risposta giusta.


Articolo realizzato da Ylenia,
per il progetto “Attivismo Digitale

Bibliografia e sitografia:
Alutaybi, A., Al-Thani, D., McAlaney, J., & Ali, R. (2020). Combating Fear of Missing Out (FoMO) on Social Media: The FoMO-R Method. International Journal of Environmental Research And Public Health, 17,(17), 6128;

– Przybylski, A.K., Murayama, K., DeHaan, C.R., & Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Computers in Human Behavion.r, 29, 1841-1848;

– Turkle, S. (2011). Alone Together: Why we expect more from technology and less from each other. New York: Basic Books.

– https://www.studiocolamonico.it/blog/fomo/

– https://www.verywellmind.com/how-to-cope-with-fomo-4174664#citation-1

– Herman1 D. Introducing short-term brands: A new branding tool for a new consumer reality. Journal of Brand Management. J Brand Manag 7, 330–340 (2000). doi:10.1057/bm.2000.23

– Gupta M, Sharma A. Fear of missing out: A brief overview of origin, theoretical underpinnings and relationship with mental health. World J Clin Cases. 2021;9(19):4881-4889. doi:10.12998/wjcc.v9.i19.4881