22 Giugno 2023

Poche settimane fa, il liceo linguistico Manzoni di Milano è stato occupato dagli studenti.
Questa manifestazione arrivava subito dopo un sondaggio rivolto agli alunni della scuola. I risultati, allarmanti, evidenziavano che a circa il 70% capitava spesso, o qualche volta, di avere crisi di pianto o crolli emotivi dovuti alla scuola e più della metà confermava che la scuola influiva molto sulla propria salute mentale.

Parto da questo fatto per dire che finalmente si sta muovendo qualcosa anche se i media e le istituzioni fanno “finta di nulla”. Dobbiamo, una volta per tutte, sdoganare il concetto che “non c’è salute senza salute mentale”, come afferma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La salute mentale è infatti parte integrante della salute e del benessere personale e collettivo.
L’OMS definisce la salute mentale come “uno stato di benessere in cui ogni individuo possa realizzare il suo potenziale, affrontare il normale stress della vita, studiare, lavorare in maniera produttiva e fruttuosa
e apportare un contributo alla propria comunità”. Nella nostra società siamo lontani anni luce da questo concetto. Parlare di salute mentale fa ancora troppa paura e purtroppo ci sono ancora tantissimi pregiudizi legati a questo tema.

Per tutti, si è considerati sani solo quando a livello fisico non c’è nessun tipo di problema.
Viene dato per scontato che, con le sole proprie forze, si arrivi dappertutto; invece c’è qualcuno, e non sono pochi, che resta silenziosamente indietro.


Che bello sarebbe essere aspettati, aiutati, spronati, supportati e non sentirci più soli o inadeguati. Essere ascoltatati senza giudizio, rispettare i tempi di tutti, rispettare i confini delle altre persone ed evitare una volta per tutte le generalizzazioni. Che bello sarebbe non sentirsi più dire: “è tutto solo nella tua testa”, “non sembri ansiose/depresso”, “pensa a chi sta peggio di te”, “è solo colpa tua”, “esci di più con gli altri”. Potrei fare un lungo elenco.
Basta. Basta. Basta.

Tra 10 o 20 anni ci guarderemo indietro e capiremo che sui social, in TV, sulle riviste è stato sempre tutto filtrato. Che in qualche modo ci hanno “ingannato”, ci siamo prestati a un gioco pericoloso e siamo stati “carnefici di noi stessi”. Forse, finalmente, capiremo che abbiamo vissuto in una società dove dobbiamo apparire vincenti e pronti a raggiungere ogni obiettivo proposto direttamente o indirettamente.
Che una volta caduti, nessuno ci ha mai insegnato a rialzarci. Dobbiamo metabolizzare il fatto che la vita è fatta anche di difficoltà, di momenti bui e dobbiamo pretendere il giusto supporto per affrontare e superare tutte quelle situazioni che fanno sì che la nostra salute mentale possa subire delle ferite.
Se mi ferisco, vado al Pronto Soccorso e mi mettono i punti di sutura.
Ma se psicologicamente non mi sento bene cosa devo fare? Da chi vado? Che servizi posso avere? Sono considerato una persona debole? Chi sutura e cura le ferite della mia mente?

Vorrei tanto rivendicare il mio diritto di essere fragile, di avere dei momenti no, di poter essere meno efficiente, di sbagliare i modi, i tempi, di aver bisogno di aiuto, di essere me stesso, di essere umano.
Sono sempre più convinto che essere fragili non vuol assolutamente dire essere “deboli”.
Stiamo vivendo in un’epoca in cui la cultura della psicoterapia, spesso è considerata solo come la cura di una malattia. Invece è un fondamentale strumento di sostegno, di conoscenza di se stessi.
Penso che tante volte potrebbe essere la strada per prevenire un malessere, per elaborare una difficoltà.
Che bello sarebbe avere gli strumenti e i supporti per raggiungere un’adeguata e “buona” salute mentale. Ma adesso no. Non è possibile. È vietato. Si è deboli. Dobbiamo mascherarci, nasconderci, mimetizzarci.
Spero vivamente, in cuor mio, che tutti, dalle istituzioni al mondo del lavoro, dalla scuola ai genitori e i figli, ci fermeremo o comunque rallenteremo per capire quanto importante è investire nella salute mentale dei bambini, dei giovani, degli adulti e degli anziani.
Il fatto che dopo la pandemia il numero dei suicidi in tutto il mondo è drasticamente schizzato verso l’alto è un segnale che non deve assolutamente passare inosservato. Questo è un allarme che sta lampeggiando da troppo tempo ma tante, troppe persone, fanno finta di niente.
Per favore, non arriviamo a un punto di non ritorno… Ci sono molti campanelli d’allarme che stanno continuamente lampeggiando senza alcuna interruzione da tanto tempo.
Le luci e i suoni sono sempre più insistenti e rimbombanti.
L’indifferenza è tanta e la concretezza è sempre meno.
Non lasciateci affondare.
Vogliamo solo ri-vivere.

Articolo di Oscar
per il progetto “Attivismo Digitale