Le conseguenze che le sostanze stupefacenti producono sull’essere umano in generale sono ben note, tanto più su chi ne fa uso per trovare un momentaneo conforto di fronte al disagio psichico.
I soggetti più fragili inoltre possono andare incontro a numerosi effetti collaterali, dai cosiddetti bad trip a manifestazioni psicotiche acute, flashback ricorrenti, incubi, fino a sperimentare episodi di depersonalizzazione e disturbi dissociativi. Per non parlare degli effetti a lungo termine.
Eppure, andando completamente controcorrente, si può ipotizzare un utilizzo della droga che conduca a un miglioramento della vita di alcune persone?Il documentario Magic Medicine, disponibile su Netlifx, ci parla del crescente interesse da parte della comunità scientifica verso l’utilizzo di certe sostanze a scopo terapeutico. Per un’ora e mezzo seguiamo così il primo – e controverso – studio che esplora l’uso dell’ingrediente psicoattivo presente nei funghi allucinogeni per curare la depressione cronica.
Nell’esperimento,guidatodal dottor Robin Carhart Harris dall’Imperial College of London, a mettersi alla prova sono tre volontari che da anni convivono e combattono contro questo disturbo. Il documentario mostra la loro guerra quotidiana, ma anche la stanchezza e l’impotenza di fronte a una battaglia che non sembra arrestarsi mai, nemmeno con l’aiuto degli psicofarmaci.
Lo fa delicatamente e allo stesso tempo mettendo in luce la vaga speranza che ciascun volontario e la propria famiglia nutre verso l’efficacia di una cura alternativa.
Grazie all’assunzione di un basso dosaggio di questo principio psicoattivo John, Andy e Mark vedono riaffiorare vecchi ricordi ed emozioni dolorose, con le quali sono costretti a confrontarsi. Ciò che la sostanza in questione fa, in poche parole, è dare “una specie di scossone” ad alcune aree del cervello, portando a una sorta di riassestamento dei pensieri e dei traumi irrisolti, un po’ sulla falsariga della psicoterapi
Purtroppo ciò che emerge a conclusione del documentario è che gli studi su questo tipo di sostanze devono compiere ancora molti passi avanti e la strada da percorrere per arrivare a farne un uso a scopo curativo è in salita. Seguiamo infatti nei tre volontari un netto miglioramento dell’umore e della gestione delle emozioni negative che però in pochi mesi perde il suo effetto, riconducendo ognuno di loro al punto di partenza.
La comunità scientifica continua comunque a mostrarsi interessata verso questa cura alternativa e, nei limiti legali del possibile, continuerà a sperimentare soluzioni che in futuro possano realmente funzionare nel trattamento della depressione e dei disturbi dell’umore.
Articolo realizzato da Melanie
per il progetto “Attivismo Digitale“