28 Aprile 2022

Le conseguenze che le sostanze stupefacenti producono sull’essere umano in generale sono ben note, tanto più su chi ne fa uso per trovare un momentaneo conforto di fronte al disagio psichico.

I soggetti più fragili inoltre possono andare incontro a numerosi effetti collaterali, dai cosiddetti bad trip a manifestazioni psicotiche acute, flashback ricorrenti, incubi, fino a sperimentare episodi di depersonalizzazione e disturbi dissociativi. Per non parlare degli effetti a lungo termine.

Eppure, andando completamente controcorrente, si può ipotizzare un utilizzo della droga che conduca a un miglioramento della vita di alcune persone?Il documentario Magic Medicine, disponibile su Netlifx, ci parla del crescente interesse da parte della comunità scientifica verso l’utilizzo di certe sostanze a scopo terapeutico. Per un’ora e mezzo seguiamo così il primo – e controverso – studio che esplora l’uso dell’ingrediente psicoattivo presente nei funghi allucinogeni per curare la depressione cronica.

Nell’esperimento,guidatodal dottor Robin Carhart Harris dall’Imperial College of London, a mettersi alla prova sono tre volontari che da anni convivono e combattono contro questo disturbo. Il documentario mostra la loro guerra quotidiana, ma anche la stanchezza e l’impotenza di fronte a una battaglia che non sembra arrestarsi mai, nemmeno con l’aiuto degli psicofarmaci.
Lo fa delicatamente e allo stesso tempo mettendo in luce la vaga speranza che ciascun volontario e la propria famiglia nutre verso l’efficacia di una cura alternativa.

Grazie all’assunzione di un basso dosaggio di questo principio psicoattivo John, Andy e Mark vedono riaffiorare vecchi ricordi ed emozioni dolorose, con le quali sono costretti a confrontarsi. Ciò che la sostanza in questione fa, in poche parole, è dare “una specie di scossone” ad alcune aree del cervello, portando a una sorta di riassestamento dei pensieri e dei traumi irrisolti, un po’ sulla falsariga della psicoterapi

Purtroppo ciò che emerge a conclusione del documentario è che gli studi su questo tipo di sostanze devono compiere ancora molti passi avanti e la strada da percorrere per arrivare a farne un uso a scopo curativo è in salita. Seguiamo infatti nei tre volontari un netto miglioramento dell’umore e della gestione delle emozioni negative che però in pochi mesi perde il suo effetto, riconducendo ognuno di loro al punto di partenza.

La comunità scientifica continua comunque a mostrarsi interessata verso questa cura alternativa e, nei limiti legali del possibile, continuerà a sperimentare soluzioni che in futuro possano realmente funzionare nel trattamento della depressione e dei disturbi dell’umore.

Articolo realizzato da Melanie 
per il progetto “Attivismo Digitale