14 Settembre 2023

“Non ti sto sostituendo, anche se vado avanti non vuol dire dimenticarti”.

No, per favore no, sto tremando. Il tuo futuro sarà con me se piango tutte le mie lacrime? Sceglierai me se mi dispero abbastanza, se dimostro di essere unica, se te lo chiedo e insisto ancora un attimo, giusto per esserne sicuri? No, nemmeno questo basterà.

Mi sono sentita tanto debole, quando ho insistito per non sentirmi troppo abbandonata, quando ho pregato, ho creduto di non farcela senza chi ce la stava facendo benissimo senza di me.

Quando mi sono fatta del male da sola, coscientemente, pur di vivere quel brivido di adrenalina. Quando ho pianto disperata per quel qualcosa che di fatto non mi è mai appartenuto.

Quando la gelosia di non essere io quella “scelta” mi ha fatto venire dubbi su cosa ci fosse che non andava.

Quando la disperazione ha preso il sopravvento e ho dubitato che ci fosse una ragione per cui vivere, un motivo per non lasciarmi andare.

Ho dubitato della mia forza perché è più facile dimenticarsi di cosa si è capaci e non affrontare il dolore di una perdita. Mi accontento, piuttosto non mi muovo.

Eppure, forse, le domande sono sbagliate. Ho sbagliato a credere che ci sia una sola strada, non un futuro, incaponirsi su una porta chiusa è la ricetta perfetta per assicurarsi tanta sofferenza.

Ho sbagliato a pensare che l’adrenalina valesse l’intossicazione, che pregare e convincere del proprio valore sia una strada da percorrere, perché se devo convincere che voglio di più, forse sto combattendo una battaglia sbagliata.

Ho creduto di essere felice, poi triste, poi triste e felice insieme, ho toccato il cielo con un dito e poi mi sono schiantata al suolo.
Ho percepito sulla mia pelle prima le carezze e poi la fine che stava arrivando, e la mia disperazione che voleva fermare il tempo, per avere un attimo ancora di respiro prima dei pianti.

Ho chiesto rassicurazioni continue, per paura di perdere quello di bello che il passato mi aveva dato, se lo perdo vuol dire che sto perdendo me stessa.

Ho creduto che potessi essere abbandonata malamente, eppure è impossibile esserlo perché ogni ricordo è unico e non potrà essere dimenticato da ricordi con nuove persone, mi comunica la razionalità.

Attaccarsi a chi, senza cattiveria, ma suo malgrado, può solo donarci tanto dolore sembra una scelta assurda: se insieme non ci fosse quel picco di gioia che ne fa ricercare sempre di più, ben consapevoli del dolore che quel piccolo piacere porterà. Eppure, sembra impossibile rinunciarci, un ultimo abbraccio, un ultimo bacio, un’ultima carezza. Ecco che allora accettare l’inaccettabile per ricevere quel poco che può darmi sembra un compromesso, pur di non subire un abbandono.

Combattere una guerra che nessuno ci ha mai richiesto di combattere, autoimporsi lo stress e la frustrazione, le domande sul “cosa farà adesso e con chi”, il terrore delle notizie che causano un’esplosione di emozioni così intense, con pochi momenti di pace, tutto questo in nome di qualcosa che sicuramente non ha nulla a che vedere con l’amore.

Vorrei dire che è possibile volersi così tanto bene da stringersi forte e non accontentarsi, non vivere in uno stato di dipendenza da chi causa suo malgrado dei giorni di paradiso seguiti da settimane di inferno, tutto questo per non sentirsi lasciati da soli, ed esserlo comunque nel mentre.

Vorrei dire che i ricordi bastano, e che è ora di andare avanti, ma purtroppo la razionalità e le emozioni non riescono sempre a comunicare fra di loro.

Vorrei infine dire che il dolore è passato, ma non posso. Nel frattempo sto imparando a imparare che nessuna emozione ha il potere di uccidere, anche se la sensazione è quella. Che non sono mai stata debole, piuttosto tanto forte nel tenere insieme i mille cocci rotti e ricostruire con una colla speciale una frase che recita cosa l’amore non è: sofferenza, mai e poi mai.

Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale