05 Aprile 2023

Negli ultimi tre mesi ho finalmente ricominciato a leggere, leggere tantissimo. Mi piace farlo la sera, quando vado a letto. Un po’ mi aiuta a conciliare il sonno, un po’ mi aiuta a sognare o riflettere sulla mia vita. Delle volte, invece, mi tiene sveglia le ore perché vorrei finire il libro tutto d’un fiato. Così mi è successo con il libro “Vita su un pianeta nervoso” dello scrittore e giornalista inglese Matt Haig.

Non ricordo con esattezza il giorno in cui ho acquistato questo libro, ma fatto sta che una sera me lo sono ritrovato all’interno della libreria del mio ebook e ho cominciato a leggerlo. Senza dubbio, ciò che mi ha attirato all’inizio è stato il titolo, davvero molto curioso.
Mi capita di soffermarmi molto spesso anche sulla grafica della copertina, ma questa volta sono certa – date le circostanze emotive in cui mi trovavo quando l’ho scelto – che sia stato il titolo a catturare la mia attenzione: “Vita su un pianeta nervoso”, era proprio quella la sensazione che provavo in quel periodo, ed è proprio così che ho iniziato la lettura di questo scritto. Si tratta di un libro che fa riflettere sul mondo moderno e sulle sue numerose sfaccettature, evidenziandone le opportunità e le potenzialità, ma anche le sfide e i rischi che ogni giorno noi umani ci ritroviamo ad affrontare. Come afferma Haig:

Viviamo in una società attiva ventiquattr’ore su ventiquattro, ma non in un corpo
in grado di funzionare ventiquattr’ore su ventiquattro. Qualcosa deve cambiare.”

Nello specifico, l’autore racconta la sua esperienza personale di sofferenza legata al fenomeno dell’ansia. Ansia, una parola oserei dire alquanto ricorrente oggi, spesso utilizzata in modo spropositato, ma che senza alcun dubbio caratterizza la società moderna. Matt Haig parla di quest’ansia che nasce e si forma all’interno di un mondo interconnesso, veloce, in cui tutto è sempre a disposizione, in qualunque momento: “siamo tutti interconnessi ma spesso ci sentiamo estromessi”.

Nello specifico, l’autore racconta la sua esperienza personale di sofferenza legata al fenomeno dell’ansia. Ansia, una parola oserei dire alquanto ricorrente oggi, spesso utilizzata in modo spropositato, ma che senza alcun dubbio caratterizza la società moderna. Matt Haig parla di quest’ansia che nasce e si forma all’interno di un mondo interconnesso, veloce, in cui tutto è sempre a disposizione, in qualunque momento: “siamo tutti interconnessi ma spesso ci sentiamo estromessi”.

Ciò che particolarmente mi ha fatto riflettere e rabbrividire è il ruolo delle tecnologie e dei social media all’interno delle nostre vite ed esperienze personali.
Da consulente di comunicazione e marketing quale sono, sempre a contatto con questi strumenti digitali, nonché giovane donna alla costante ricerca di una posizione – o ahimè approvazione – all’interno delle dinamiche di gruppo e sociali, queste piattaforme tecnologiche sono a me molto (troppo) vicine; sono rimasta impressionata nel realizzare quanto fosse vero che delle piccole azioni ormai inconsce e quasi meccaniche possono influire sul benessere mentale.

Tra le tante conseguenze dell’utilizzo pervasivo di questi strumenti durante l’arco della giornata, la mancanza di concentrazione è un esempio lampante.
Quante volte succede di lavorare o studiare ed interrompersi improvvisamente per controllare il feed di Instagram o di Facebook? Quante volte ci si ferma per verificare quanti like sono stati raccolti dalla story appena pubblicata? Quante volte la mancanza di questi gesti possono, invece, provocare un senso di insicurezza o addirittura di non accettazione? Quante volte succede di sentirsi nervosi o stressati per un commento ricevuto che non era quello atteso o per una richiesta di amicizia negata?
Insomma, come dice Matt Haig “abbiamo bisogno di condividere noi stessi anche solo per essere noi stessi”.

Anche Selvaggia Lucarelli ha dedicato una puntata del suo Podcast “Il Sottosopra” a questo fenomeno.
Nell’episodio “Il telefono è peggio dell’alcol” ha voluto, infatti, mettere in evidenza come soprattutto le nuove generazioni hanno una dipendenza nei confronti dei social media che spesso procura loro delle alterazioni delle funzioni cognitive.
Il racconto di una giovane ragazza riportava proprio la mancanza di attenzione e concentrazione nello studio dovuta al fatto che ogni due o tre righe di lettura sentiva la necessità alienante di controllare i suoi profili, per vedere cosa stesse succedendo in questo mondo virtuale parallelo. La sola soluzione per uscire da questa dipendenza è stata quella di estromettersi completamente per un periodo dall’essere presente sulle piattaforme di social network.

Siamo quindi intrappolati all’interno di un mondo che corre a una velocità elevatissima e da cui non possiamo uscire?
Io, personalmente, non lo credo del tutto. Sicuramente l’ambiente circostante in cui viviamo oggi è ricco di elementi che possono agire sul nostro io, influenzando il nostro stato d’animo in maniera molto negativa, ma allo stesso tempo sono certa che abbiamo tutti gli strumenti e le possibilità – in quanto esseri umani con abilità cognitive – per lavorare su noi stessi, porci dei limiti e cercare quella tranquillità che spesso il mondo ci strappa via.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già qui, se smettiamo di credere di aver bisogno di tutto” dice Matt Haig. “Siamo animali meravigliosi che riflettono, provano sentimenti, producono arte, sono affamati di conoscenza; che comprendono se stessi e il proprio mondo attraverso l’apprendimento” e abbiamo bisogno di prenderci del tempo per noi, staccare il telefono in senso sia fisico che metaforico, ritrovare il piacere delle conversazioni e delle relazioni nel mondo reale.

“Ignora le notifiche pop-up e i pensieri pop-up. Continua a rischiare il ridicolo.
Resta curioso. Aggrappati alla verità. Continua ad amare.
Continua a concederti il privilegio umano di commettere errori.
Mantieni uno spazio che sia solo tuo e proteggilo con una staccionata”
.


Queste sono solo alcune delle piccole azioni che possono consentire di liberarci da quella sensazione costante di ansia e di perenne insoddisfazione.

Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale

Referenze:

Haig, M., & Castoldi, S. (2019). Vita su un pianeta nervoso (Italian Edition). Edizioni e/o.

Lucarelli, S. (2023, February 22). Il telefono è peggio dell’alcol (season 1, episode 39). Chora Media. https://open.spotify.com/episode/4xi1Vv4nxbVk3Wpf3r3SoF