15 Novembre 2021

Occorre precisare che si tratta di domande, idee, immagini e, a volte, rappresentazioni che, insistentemente, si susseguono nella nostra mente.

In effetti qualcuno ha definito tali pensieri come “violenti”, pensieri che innescano nella povera e incolpevole vittima, sensazioni varie, quali ansia, paura, disagio, disgusto.
Ricordo bene che, nella fase acuta del mio DOC, non riuscivo a liberarmi, in alcun modo, dalle ossessioni.
Erano costantemente presenti, non avevo nessuna possibilità di distrarmi. Invece, quando ho iniziato a curarmi, vi erano momenti di “tregua”, momenti in cui il pensiero ossessivo mi abbandonava.
E qual era il problema? Quando mi abbandonava provavo paura, stupore, mi chiedevo “Dov’è finito? Perchè non lo sento più?”. E così, si innescava un maledettissimo circolo vizioso. La paura e la paura di non avere paura. 
Oggi vorrei proporvi un esperimento molto carino, cui mi sottopose la mia psicoterapeuta durante una seduta.


Com’è nato?
Un giorno Fëdor Dostoevskij, scrittore e filosofo russo, sfidò suo fratello: “Prova ad eseguire questo compito: non pensare ad un orso polare, e vedrai che la maledetta cosa ti verrà in mente ogni minuto”. Successivamente, tale esperimento fu ripreso da Daniel Merton Wegner, psicologo americano, incuriosito dall’aneddoto di Dostoevskij.

Svolgimento
Wegner invitò i partecipanti all’esperimento a pensare a qualunque cosa, sì, proprio qualunque, ad ECCEZIONE di un orso polare, di un orso bianco. Venne affidato loro il compito di suonare una campanella solo nel caso in cui quell’orso fosse apparso nella loro mente.

Risultato?
I partecipanti, sbigottiti, suonarono quella dannata campanella per tutto il tempo di durata dell’esperimento (circa 5 minuti). E perchè? Perchè più si sforzavano di non pensare all’animale, più l’immagine veniva da loro visualizzata.

Conclusioni
Disse Wegner: “La soppressione del pensiero provoca un ritorno mentale dello stesso (effetto rebound). A quanto sembra, una parte del nostro cervello lavora in maniera intenzionale e cosciente, mentre un’altra attiva processi di supervisione involontaria attraverso l’inconscio. La parte vigile e incosciente restituisce alla parte intenzionale il pensiero vigilato, producendo il paradosso della visualizzazione costante dell’oggetto non pensato“.

Quindi, ciò che rimane da dire è che, per gestire i pensieri intrusivi, occorre cercare di spostare l’attenzione “verso un altro punto di interesse. In questo modo il pensiero non ritorna perchè, anzichè reprimerlo, andiamo a sostituirlo ad un altro.
Il consiglio è quindi quello di non soffocare i pensieri ossessivi. E se vi ritornerà indietro, come un boomerang, quel solito pensiero intrusivo?
Beh, sostituitelo, cercate di pensare ad un orso bianco!

Fonte: https://lamenteemeravigliosa.it/la-soppressione-del-pensiero-di-wegner/?amp=1

Anna
Progetto Attivismo Digitale