08 Marzo 2023

In marzo, l’8 dono mimose alle mie sorelle. In tutti i mesi dell’anno, lotto pensando alla mia Salute Mentale. E non sono l’unica.

“Il personale è politico”, scriveva l’attivista americana Carol Hanisch nel 1970 in un saggio pubblicato sulla rivista “Notes from the Second Year: Women’s Liberation”. L’espressione, diffusa nel movimento femminista degli anni Settanta, sopravvive ancora oggi. Sottolinea come le esperienze personali sono in realtà determinate da questioni politiche, strutturali, radicate nella società.

La scarsa attenzione che storicamente è stata dedicata alla salute delle donne, discriminate e considerate marginali, in un mondo guidato e pensato da e per gli uomini, influenza anche nel 2023 la salute delle donne stesse.
La scienza medica si è infatti concentrata, nel tempo, su unipotetica norma maschile. Il corpo di un uomo è stato visto come il corpo umano per antonomasia. I test clinici venivano presentati come validi per entrambi i sessi anche quando le donne erano state escluse dallo studio. Le rare volte in cui le donne partecipano alla sperimentazione di un farmaco – scrive Caroline Criado Perez nel suo libro “Invisibili” – il test gli viene somministrato all’inizio della fase follicolare del ciclo, quando i livelli ormonali sono al minimo, ovvero quando una donna somiglia più a un uomo. Nella quotidianità, però, nessuna donna può permettersi di assumere o meno un farmaco seguendo questa logica.

Certi antidepressivi hanno effetti differenti a seconda delle fasi del ciclo. A tale proposito è importante sottolineare che il rischio di soffrire di depressione è maggiore nelle donne, eppure cinque volte su sei le sperimentazioni animali sulle patologie cerebrali vengono condotte su maschi.

Conclusione: c’è ancora troppa carenza di informazioni sul corpo femminile. La mancanza di dati si traduce in tempi più lunghi per la diagnosi di una patologia e il contestuale accesso alle cure. Quando si tratta di diagnosticare e curare un disturbo mentale lo stigma che da sempre ha colpito le donne, considerate “pazze” per definizione, emotive e irrazionali, rallenta ancor di più il processo.

Le probabilità che una donna assuma antidepressivi nella propria vita è due volte superiore a quelle di un uomo. È lecito chiedersi il perché. In passato, i problemi di Salute Mentale delle donne venivano liquidati con il termine “isteria”, considerata una patologia specifica delle donne legata agli effetti dell’utero sulla mente. Gli stereotipi legati alla Salute Mentale delle donne, che vedono la loro psiche in balia delle variazioni ormonali, sopravvive, tuttavia è sempre più centrale la tesi che vede il loro benessere mentale determinato da aspetti socioculturali. A gravare sul benessere psichico di una donna sono le pressioni sociali, le responsabilità di cura verso la famiglia, la disuguaglianza economica, i pregiudizi e le discriminazioni, la violenza di genere.

Secondo i dati pubblicati dall’Istat, il 31,5% delle donne italiane ha subito un qualche tipo di violenza nel corso della propria vita.

Nelle donne vittime di violenza è maggiore il rischio di sviluppare disturbi mentali quali ansia, depressione, sindrome post-traumatica da stress. Nei casi di violenza domestica, l’incertezza e la paura continua potrebbero portare allo sviluppo di ansia cronica. Episodi di violenza possono inoltre generare perdita di autostima, un rapporto disfunzionale con il cibo, pensieri intrusivi e atti di autolesionismo.

La giornata internazionale della donna offre un’opportunità importante per riflettere sulla relazione tra Salute Mentale e questione di genere. Mettere in evidenza le sfide che le donne devono affrontare nella loro lotta per la Salute Mentale e comprendere i fenomeni socioculturali che influenzano il loro benessere può contribuire a combattere lo stigma che le colpisce e favorire l’accesso alle cure.

Coinvolgere le donne nella ricerca medica, riconoscere le differenze di genere nei sintomi e nei trattamenti dei disturbi psichiatrici e agire di conseguenza, favorire l’accesso ai servizi di supporto per la Salute Mentale senza discriminazioni è quantomai necessario per creare un mondo equo dove tutti, uomini e donne, possano rivendicare il diritto a stare bene.

Guarire dai disturbi mentali si può e chiunque deve sentirsi in potere di chiedere aiuto sapendo che verrà ascoltato, accolto, curato. Donne comprese.


Articolo realizzato da Eleonora,
per il progetto “Attivismo Digitale