23 Febbraio 2024

Non sto piangendo per adesso, sto piangendo per tutte le volte che non l’ho fatto in passato.

Sto piangendo per quando volevo essere ascoltata e non l’hanno fatto. Per gli abbracci che volevo e non ci sono stati, per quando non sapevo proprio come cavarmela da sola, ma non ho trovato nessuno.

È davvero possibile sentire mancanza verso chi lo fa di professione di stare di fronte ad altri ed ascoltarli? Dicono di sì, perché se sei proprio tu di fronte a me che accetti e normalizzi anche le parti che detesto, se accetti anche quello che io non riesco e fai qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima verso di me, forse arrivo a crederci che sei proprio te a mancarmi, ma dicono anche che in realtà non ha niente a che vedere con te.

Ma allora quello che sento sul perché non mi vuoi, perché non sono abbastanza importante, perché mi rifiuti, perché i miei sogni non diventano realtà, a chi lo dovrei indirizzare? Ho un buco allo stomaco e uno nel petto ed entrambi parlano di me, solo di me, non posso prendermela con il mondo che non è all’altezza dei miei sogni, vorrei prendermela con una piccolissima parte che ancora si permette di invadere il presente con le sue emozioni, ma dicono che nemmeno questo serva.

Perché fa male, fa così tanto male, perché tutto questo dolore non ha una fine, perché sembra un processo senza arrivo? Forse perché è una vita intera di mancanza quella che sento sulle spalle, e se è dolorante per così tante cose, e si riversa proprio qui, allora è dove deve prendere domicilio per un po’.

Fa male, fa male, fa così tanto male perché sento la mancanza passata, presente e futura tutta insieme, tutta in un unico momento. E forse rivivere il dolore del passato oggi è quello che lo rende così tanto insopportabile. La mente e le sensazioni mentono, quando nella loro irruenza vogliono farmi credere che sto soffrendo solo per questo.

Eppure non serve vedere la scalinata da fare, non serve voltarsi indietro, non serve fissare troppo a lungo l’oggetto della propria idealizzazione, serve guardare cosa c’è oltre a ciò. Una persona più saggia mi ha detto che sono molto altro oltre a tutto questo, oltre ai traumi, oltre alle sensazioni passate che invadono il mio presente, sono tante altre cose.

Perché sono viva anche quando vorrei scomparire, è incredibile che proprio quando il dolore è più acuto è lì che si è più vivi. È ironico che ho scritto un presente che non avrei mai pensato di essere in grado di scrivere, nonostante il passato, e poi basta una cosa piccolissima a far tornare le onde in tempesta. È ironico essere riuscita a scalare montagne ed arrivare a patti con parti di me che sembravano mostruose, la forza con cui ho affrontato le paure più grandi, il coraggio che ho avuto nel fidarmi, quello nel provare e quello nel non desistere quando ne avevo tanta voglia, e poi crollare per una cosa tanto piccola. È coraggioso aprirmi, accettare le parti che trovo troppo strane, per poi scoprire che sono stata brava nonostante tutta la fatica che ci è voluta.

Non sono le mille debolezze che ho e nemmeno i vicoli ciechi in cui mi perdo, che sono l’altra faccia della forza che proprio quelle debolezze mi regalano. Sono la forza di aver detestato la vita in ogni sua sfumatura, tanto da non sapere cosa significasse vivere perché già sopravvivere appariva difficile, ed essere riuscita a mettermi in viaggio per scoprirlo.

E allora una mancanza è singola, e si porta con sé il peso ancestrale del passato, ma queste cose sono molto più potenti, perché trasmettono la luce che non potrà mai essere risucchiata dall’oscurità, esiste di per sé, esistono insieme a me.

Ed è buffo che questa luce esiste ed è stata emanata proprio grazie al passato che tanto detesto, se non arrivassi da lì tutte queste cose non le vedrei, non avrei conosciuto la profondità degli abissi e le risalite dagli inferi.

Perché a volte è tutta una crisi, è tutto un inferno, ci sono fiamme, fulmini e tuoni, ma in mezzo alla tempesta, anche se è faticoso, si possono scorgere lo stesso queste cose, sono solo nascoste ma esistono proprio come esisto io. In mezzo alla tempesta si possono trovare delle piccole zattere, sono queste che ogni singola volta che pensavo che ne sarei stata risucchiata mi hanno fatto scoprire che in realtà ero ancora viva.

Scrivere la propria storia con gomma e matita, per poterla correggere e riscrivere ancora e ancora, inizia da lontano e continua oggi, versare i colori sul bianco e nero e scoprire una tavolozza nuova. Posso quasi fare un quadretto anche se non so dipingere, ma non è importante perché l’unica cosa che conta è aggiungere un tocco di colore a quelle nubi nere che promettono pioggia, forse si può disegnare un arcobaleno e creare tutte le bellissime sfumature che mi sono persa.

Articolo di Sara
per il progetto “Attivismo Digitale