25 Giugno 2018

«Da quanto tempo sei in analisi per la tua depressione?»
«Diciotto anni»
«Diciotto anni? Ma è tantissimo!»
«Non hai capito: da quando avevo 18 anni. Ora ne ho sessantanove»

La depressione è una malattia difficile da riconoscere, come non ci stanchiamo di ripetere noi volontari di Progetto Itaca, associazione che aiuta le persone affette da problemi di salute mentale. La buona notizia è che possiamo sconfiggerla, ma solo se la curiamo in modo serio e corretto, come dimostra la storia.

Era il 1965. Avevo 17 anni. Tutto andava bene, ma all’improvviso ci fu una nuvola nera, come se si fosse spenta la luce. A scuola ero molto brava, ma di colpo non avevo più voglia di studiare. I libri, i compiti da svolgere erano diventati montagne insuperabili. Non m’importava neanche dell’esame di maturità: proprio a me, così brillante, un anno avanti ai miei compagni. Anche giocare a tennis aveva perso ogni attrazione. Improvvisamente mi sentivo vuota, chiusa, inerte, assorta in uno sguardo interiore sempre più cupo. Intorno a me tutto era diventato sfocato, lontano, ma non capivo che cosa mi stesse succedendo, e neanche i miei genitori: pensavano che fossi preoccupata per l’esame. E quando fu passato (anche con bei voti) mi mandarono a sciare per un po’.

Questo articolo è frutto di una lunga intervista a Margherita una volontaria di Progetto Itaca che ha accettato di raccontarsi , continua a leggere l’articolo su Vanity Fair